La Nuova Sardegna

Nuoro

«Comprata e poi costretta a prostituirmi in città»»

«Comprata e poi costretta a prostituirmi in città»»

La vittima della coppia di presunti aguzzini ha raccontato al gip la sua storia Decine di clienti eccellenti nella casa di appuntamenti vicino alle Poste

03 dicembre 2016
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NUORO. «Ti ho comprata». Con queste parole la giovane ungherese era stata accolta da Erzsebet Holecsko in un hotel vicino all’aeroporto di Olbia dove era stato fissato l’appuntamento subito dopo il suo arrivo dall’Ungheria. Lei, una ragazzina di 20 anni, minuta, spaurita ma allo stesso tempo con tanta voglia di trovare la sua indipendenza lontano da casa, non aveva battuto ciglio, anche perché al suo fianco nel lungo viaggio dall’Ungheria aveva un amico. Era stato lui a fare da intermediario tra la ventenne e una sua amica che era già arrivata in Sardegna da tempo e l’aveva convinta ad accettare le offerte dell’uomo.

Così era cominciato il calvario della ragazzina che ha portato gli agenti della squadra mobile di Nuoro sulla pista della tratta di essere umani da indurre in schiavitù e sfruttare per la prostituzione che il 21 luglio scorso aveva fatto finire in carcere Salvatore Cualbu, 37 anni, originario di Fonni ma residente a Olbia, e la sua compagna ungherese, Erzsebet Holecsko, 36 anni. E messo nei guai decine di professionisti e imprenditori, di Nuoro ma non solo, che hanno pagato fior di quattrini per trascorrere qualche ora con la ragazzina in un appartamento nel centro di Nuoro, vicino alle Poste centrali, in via Ferracciu. Casa di appuntamenti certificata dalle riprese delle telecamere della polizia con un viavai di clienti eccellenti. Tutti identificati e quindi in attesa di comparire davanti al magistrato per spiegare i motivi della frequentazione così assidua nella casa di via Ferracciu.

La ragazzina ungherese il suo racconto l’ha fatto nell’aula delle udienze preliminari del tribunale di Cagliari, davanti al gip Lucia Perra, al pubblico ministero della Dda, Guido Pani e agli avvocati Gianlugi Mastio, Maria Paola Argiolas, Attilio Chirico, Michele Mannironi e Giovanni Cossu, durante l’incidente probatorio che dovrebbe essere l’ultimo atto giudiziario prima della chiusura dell’inchiesta e le richieste da parte del pm.

La vittima della tratta di esseri umani scoperta dalla polizia ha parlato per oltre tre ore. Un racconto abbastanza dettagliato su tutta la sua avventura in Sardegna. Dai tempi bui dell’arrivo e della permanenza nell’appartamento di Nuoro «dove ero stato inizialmente costretta a prostituirmi» fino al periodo trascorso a Olbia «dove potevo anche andare al mare da sola» ha detto tra le altre cose, in un attimo di giovanile spensieratezza prima di ripiombare nella delusione per il sogno infranto.

La ventenne ungherese ha raccontato che a Nuoro aveva una clientela molto vasta e di alto livello: professionisti e imprenditori che non lesinavano le mance. E allettata dai guadagni facili, la ragazzina ha resistito fino a quando l’amica-padrona ungherese non ha deciso di trasferirla a Olbia. Nella casa dove c’era anche un canile, il luogo i cui gli agenti della squadra mobile di Nuoro e Olbia l’avevano trovata e liberata il 21 luglio scorso.

Ma la ragazzina, che non si è costituita parte civile, quasi sicuramente per paura di ritorsioni, soprattutto sui suoi parenti in Ungheria, non ha infierito nei confronti della coppia che avrebbe gestito il giro di prostituzione. In alcuni momenti in aula avrebbe fatto anche tenerezza visto il modo in cui ha cercato di raccontare il suo calvario senza però mettere nei guai la coppia fonnese-ungherese.

Quando era stata trasferita a Olbia, la ragazzina aveva comunque mantenuto i contatti con molti dei suoi clienti nuoresi e in aula ha detto di essere tornata spesso a Nuoro per incontrarli, senza però specificare chi e dove. Così come è stata molto evasiva sulla questione dei soldi. Ha soltanto detto che guadagnava molti euro, che ne consegnava una parte a Erzsebet Holecsko e gli altri li spendeva come voleva.

L’ungherese ha anche sostenuto di non essersi mai prostituita nella casa di Olbia dove era stata liberata dagli agenti della squadra mobile di Nuoro, ma di aver continuato a incontrare i clienti in altri posti. Soprattutto in città dove era tornata molto spesso fino a quando non era scattato il blitz della polizia.

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