La Nuova Sardegna

Nuoro

La Regione approva il Piano sicurezza per la diga di Torpè

di Sergio Secci

Ma il sindaco avverte: non abbiamo le competenze tecniche «Gestire il Maccheronis è fondamentale per la Baronia»

04 dicembre 2016
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Del nuovo appalto per completare i lavori di rialzo alla diga Maccheronis non si sa ancora nulla. Dopo la denuncia dei ritardi arrivata nei giorni scorsi da parte della Cisl di Nuoro, pare che la Regione sia in attesa di conoscere i risultati degli studi affidati ad un team dell’università di Cagliari per capire se occorra modificare il progetto originario o si possa andare avanti con quello esistente. Nell’attesa, è stato intanto approvato dalla giunta regionale, nei giorni scorsi, il cosiddetto “Piano speditivo di laminazione statico preventivo dell’invaso” (il Piano che regola i deflussi e i quantitativi di acqua) per permettere una adeguata attività ai fini della sicurezza. Un dispositivo che assicuri la massima laminazione della piena e lo sversamento in alveo di portate non pericolose per i tratti a valle del corso d’acqua. Vale a dire che sotto il coordinamento del dipartimento della Protezione civile, Regione, Autorità di bacino e registro nazionale dighe, si dovrà provvedere a calcolare i tempi di riempimento e quelli di svuotamento per mettere in sicurezza il territorio a valle in caso di abbondanti e forti piogge che alimentino il lago e possano creare pericoli per un eventuale ondata di piena. I calcoli hanno portato ad accertare in 42,3 metri la quota dell’acqua invasabile nello sbarramento a partire dal primo marzo.

«Noi alla luce di questo piano dobbiamo adeguare il nostro piano di protezione civile» dice il sindaco di Posada Roberto Tola. «Il piano di laminazione prevede che la diga non possa invasare più di 20 milioni di metri cubi prima di aprile. Solo dopo questa data si potrà arrivare a contenne circa 24 milioni. Nel caso di annate particolarmente siccitose, come quella attuale, rischiamo quindi di trovarci nelle stesse condizioni odierne con l’acqua non sufficiente a garantirne un utilizzo in agricoltura».

A causa della siccità infatti, nell’invaso attualmente c’è circa un milione di metri cubi d’acqua con le condotte irrigue che non possono essere ancora aperte e gravi disagi per le aziende agropastorali del territorio ancora servite dalle autobotti della protezione civile. «È un argomento piuttosto delicato – spiega il sindaco di Torpè Omar Cabras –, anche perché noi non abbiamo le competenze tecniche e una struttura adeguata che possa valutare la gestione di un bacino idrico come quello del Maccheronis. Comunque – prosegue – purché non si verifichi più quanto accaduto quest’anno, con la grave carenza idrica, come amministratori di uno dei comuni maggiormente interessati dal problema, siamo disposti ad assumerci le responsabilità che ci competono per far fronte all’annoso problema della gestione delle risorse idriche».

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