La Nuova Sardegna

Nuoro

Crollo del prezzo del latte Sindaci a fianco dei pastori

Crollo del prezzo del latte Sindaci a fianco dei pastori

Ieri la protesta è scesa in piazza in occasione della Festa del ringraziamento «Così si rischia di uccidere un settore che vanta nell’isola 12mila aziende»

12 dicembre 2016
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NUORO. «Basta, i pastori non possono essere tenuti sotto scacco in questo modo. Il prezzo del latte è crollato di oltre 30 centesimi nel giro di un anno. All’inizio del 2016 un litro di latte veniva pagato 90 centesimi, ad aprile si era scesi a 80, ora siamo arrivati a 60, anche meno in molti casi. La colpa è degli industriali che stanno facendo cartello e stanno imponendo ai pastori prezzi tali che li costringeranno ad abbandonare gli ovili». È il grido d’allarme della Coldiretti Sardegna che ieri, in occasione della 66esima Festa del Ringraziamento, ha chiamato a raccolta i sindaci del territorio per protestare contro «le politiche delle aziende di trasformazione, che impongono agli allevatori prezzi sempre più bassi, e una politica regionale che non è degna di questo nome».

All’invito di Battista Cualbu e Luca Saba, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Sardegna, hanno risposto più di trenta sindaci che, senza perdere tempo, hanno dato vita al Comitato di crisi del settore del latto ovino. «Siamo pronti a scendere in piazza per sostenere le rivendicazioni degli allevatori», hanno detto in coro i primi cittadini di Orgosolo, Oniferi, Gavoi, Ollolai, Olzai, Genoni, Seneghe, Serru, Loceri, Nule, Arborea, Ardauli, Villaurbana, Mara, Nughedu e Isili.

Fra le bandiere gialle ddi Coldiretti e i mercatini di Campagna Amica allestiti nei giardini di piazza Vittorio Emanuele, c’era anche il sindaco di Nuoro Andrea Soddu. «Noi sindaci siamo al fianco dei pastori, a difesa di un settore che vanta più di 12mila aziende nell’isola. E chiediamo alla Regione, anzi al presidente Francesco Pigliaru, che ora ha l’interim dell’assessorato all’Agricoltura (dopo le recenti dimissioni dell’assessora Elisabetta Falchi, ndr)di attuare politiche che sostengano l’economia della nostra regione e non che la distruggano». I consigli comunali, convocati già nei prossimi giorni, approveranno ordini del giorno ad hoc per spingere la Regione ad attuare interventi concreti per il settore, dalla trasparenza dei dati che consenta una normale contrattazione del latte, all’istituzione del Consorzio di secondo livello per aggregare in un unico consorzio tutte le cooperative che producono pecorino romano. «Solo così i pastori potranno salvare le loro attività», ha detto il sindaco di Gavoi Giovanni Cugusi, che è anche produttore del Fiore sardo, uno dei pecorini più richiesti sul mercato.

Per il presidente della Coldiretti Battista Cualbu se il prezzo del latte è crollato a 60 centesimi «è tutta colpa dei trasformatori che già da luglio del 2015 annunciavano la crisi. Guarda caso da allora il prezzo del pecorino romano ha cominciato a scendere». Una profezia che si è auto-avverata per Cualbu. «Da gennaio ha iniziato a circolare la notizia, che si è poi rivelata falsa, di una sovrapproduzione di latte. A quel punto il Consorzio del pecorino romano, la Legacoop e Confindustria Sardegna hanno inviato a Pigliaru e all’assessore Falchi una lettera in cui ipotizzavano un surplus di produzione di 100 milioni di latte in più rispetto ai 330 milioni dell’anno precedente. Le previsioni si sono poi rivelate un bluff ma intanto il prezzo del latte è cominciato a scendere fino ai 60 centesimi di oggi. Una vergogna. Gli industriali hanno pure avuto la faccia di chiedere interventi pubblici per decine di miloni di euro». Coldiretti chiede con forza una contrattazione trasparente dei prezzi, «perché non si può correre il rischio, com’è successo quest’anno, che l’annuncio di un surplus produttivo di latte, poi smentito dalle verifiche, finisca per abbattere il prezzo riconosciuto ai pastori, vero anello debole della filiera». Sotto accusa anche la Regione «indifferente alla tragedia dei pastori costretti a vendere il latte a 60 centesimi, a fronte di costi di produzione di 90». Per Cualbu l’unica preoccupazione di Pigliaru «sono le rivendicazioni dei pastori romani che sono pronti a produrre il cacio romano dop e chiedono di aprire a Roma una sede del Consorzio per gestire la filiera laziale in piena autonomia e non farsi così danneggiare dai dati sparati a caso. (g.z.)

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