«Una vita seria, semplice e piena di gioia»
«Sono arrivato da Genova, in Sardegna, nel 2013, con un concorso fatto in fretta, ventotto anni e un primo di insegnamento in Filosofia del diritto. Incarico a Nuoro: “per Macomer, poi sempre dritto”....
«Sono arrivato da Genova, in Sardegna, nel 2013, con un concorso fatto in fretta, ventotto anni e un primo di insegnamento in Filosofia del diritto. Incarico a Nuoro: “per Macomer, poi sempre dritto”. Pagato per leggere, mi dicevo, non c’è niente di meglio. È stato il mio primo corso: disordinato, un po' incosciente, fatto di pezzi di commenti a Locke, sigarette, errori, passione, delusioni, compiti scritti. Molta sincerità (“e lei professore, la fidanzata ce l’ha?”, “non sono professore”). Gianfranca sedeva in prima fila». È il ricordo di Tommaso Gazzolo, docente universitario a Sassari. «La borsa griffata sul banco, aperta. Ce ne servimmo in uno strampalato tentativo di spiegare cosa significasse “alienazione” in Rousseau. Gianfranca rideva, e capiva tutto. Era forse l’unica che, in quella classe, aveva compiuto studi classici, ed io la prendevo in giro e mi divertivo con lei: “questa cosa scusate ma la può capire solo Deiana, perché ha fatto il classico”. Decidemmo anche, per scherzo, che sarebbe stata la mia “assistente”. Poi il corso è finito. E le cose sono scivolate, così, troppo velocemente, fino a ieri. Non sono così stupido da voler ricordare Gianfranca come una studentessa “modello”, interessata alla “mia” materia, etc. Sono convinto che non le importasse nulla della filosofia del diritto. E perché mai avrebbe dovuto? “Ma si occupi di cose serie, non di questa roba”, mi diceva. La vita era una cosa seria, per Gianfranca: e per questo poteva prenderla come veniva, con una serietà piena di gioia, con la semplicità dei suoi jeans griffati. Gianfranca è stata il lampo, il sorriso del mio primo semestre nuorese. La star del corso di Filosofia del diritto, l’“assistente” che non avrò mai, ma che sarà con me per sempre».