La Nuova Sardegna

Nuoro

«Fratello Caino, ti tormenti il rimorso» 

di Valeria Gianoglio
«Fratello Caino, ti tormenti il rimorso» 

Il parroco alle esequie di Nolis si rivolge al killer. Il necrologio dei familiari si condensa in una sola domanda: «Perché?»

28 giugno 2017
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INVIATO A FONNI. Alle 16.15, poco prima che la bara esca dalla casa di famiglia e si faccia largo tra due ali di folla per percorrere i 50 metri che la separano dalla chiesa di San Giovanni Battista, i componenti della Leva del ’69 affondano le mani in un paio di cestini e cominciano a spargere sul percorso una pioggia di petali di rosa. Poco dopo, preceduto da un cuscino di fiori bianchi, mamma Rita, barcollante e sorretta da due familiari, fa il suo ingresso in chiesa ripetendo, come in una nenia carica di dolore, «Izzu meu, izzu meu ...». E dentro, tra le navate della chiesa parrocchiale – la stessa che sabato mattina attendeva il priore Tore Nolis per la benedizione del pane tradizionale – c’è l’intera comunità di Fonni, stretta stretta, a dare l’ultimo saluto alla sua ultima anima strappata alla vita sabato scorso. Uccisa con due fucilate che le hanno straziato il volto.

Il coro ha da poco finito di cantare il “Magnificat”, quando don Antonello Solinas si avvia all’ambone, osserva la marea di fedeli che ha davanti, stipati come sardine, e pronuncia una predica che sa tanto di sfogo amaro, anche se non privo di speranza. Racconta, don Antonello, di «un’intera comunità offesa dal peccato», confessa che sì, anche il suo cuore, «è pieno di dubbi e domande», e dedica, soprattutto, un pensiero carico di affetto per i genitori di Tore Nolis, Rita e Giuseppe, «che alla loro età, a 90 anni, devono piangere un figlio». «Il loro dolore – aggiunge – è il dolore di tutta la comunità. Ed è anche il dolore degli amici della Leva che con tanto entusiasmo hanno voluto preparare la festa con lui e non avrebbero mai immaginato che quella festa si sarebbe macchiata di sangue». «Ma adesso cosa vogliamo fare? – chiede il parroco rivolgendosi ai fedeli – vogliamo continuare a voltare le spalle a Dio, con l’invidia, il risentimento? Essere cristiani non è solo fare una bella festa o una bella novena, ma portare il vangelo dovunque si va». E sul finale della sua predica, don Antonello, riserva anche un messaggio deciso al killer che sabato ha strappato Tore Nolis alla sua vita carica di impegno generoso. «A te, fratello Caino, dico che noi non siamo figli delle tenebre, ma della luce. Per te, fratello Caino, dico che ci resta un solo gesto di pietà: chiediamo il tormento del rimorso, notte e giorno, fino a quando non sentirai la voce di San Giovanni battista che ti dice “Convertiti”». Poco dopo, mentre il corteo funebre si avvia verso il cimitero, la folla passa davanti a un muro tappezzato di necrologi. Tra tanti, spicca quello scritto dai familiari dell’operaio forestale ucciso. Una sola parola campeggia in grande, insieme al nome: “Perché”.



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