La Nuova Sardegna

Nuoro

Siccità e prezzo del latte: i pastori sul piede di guerra 

di Paqujto Farina
Siccità e prezzo del latte: i pastori sul piede di guerra 

Bitti, durante un incontro in paese la categoria ha fatto il punto sulla crisi «Siamo una categoria allo stremo, ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni»

10 luglio 2017
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BITTI. I tamburi di guerra del difficile mondo dei pastori hanno ripreso a suonare con forza, e dalle campagne potrebbe ritornare a soffiare impetuoso il vento della protesta che arriva dal mondo pastorale. Per il settore agricolo, infatti, questa stagione verrà ricordata come una delle peggiori della storia. La più calda, arida e siccitosa da quando esistono questo genere di rilevazioni, è cioè dall'estate del 1922.

Ma per i pastori sardi questi mesi sono decisamente roventi. Lo hanno denunciato nel corso di un’assemblea che si è tenuta a Bitti e che è servita per confrontarsi e per fare il punto sulla difficile siturazione nella quale vive l’intero comparto. Raccontano, i pastori, che tra i vari problemi che affrontano tutti i giorni, oltre ai territori riarsi dalla siccità, c’è anche la questione del prezzo del latte, sceso ai minimi storici; così come la carne d'agnello, che molti ormai non vendono neppure più e preferiscono darla in pasto ai cani. Idem per la lana di pecora, un tempo ricercata e ben retribuita, oggi ceduta appena a 20 centesimi al chilo. Pare assurdo, ma, come è emerso nel corso dell’incontro a Bitti, sembrerebbe che per gli allevatori di oggi non esista neanche un frutto del loro duro lavoro che valga la pena produrre. La categoria è allo stremo e il nervosismo sta salendo. Il termometro segna rosso – gli allevatori non lo hanno nascosto neanche nell’assemblea di Bitti – e le manifestazioni di protesta, una dopo l'altra, sembrano cadere in un silenzio assordante; specialmente quello delle istituzioni, che invero dovrebbero garantire la tutela del principale settore produttivo sardo: 13 mila aziende, circa 150 mila addetti, il 10% dell'intera popolazione sarda, più ovviamente l'indotto. Purtroppo, mai come adesso le aziende agropastorali si sentono abbandonate a se stesse, in balia delle spietate dinamiche dei mercati, che non lasciano più margini di manovra.

Ecco perché a Bitti, paese con profonde e radicate tradizioni agropastorali, l'amministrazione comunale aveva deciso di convocare un'assemblea pubblica che si è tenuta nei giorni scorsi. L’incontro aveva l’obiettivo di formare un fronte comune e di dare supporto, a livello di mediazione, tra pubbliche amministrazioni di vario livello e il comparto stesso; ascoltarne le rivendicazioni ed eventualmente trovare, dove possibile, qualche risposta.

Un segnale importante emerso durante l'incontro, peraltro ampiamente partecipato e promosso dagli assessori Peppe Pala (agricoltura) e Christian Farina (attività produttive), è stata la volontà di abbandonare ogni bandiera politica, o di qualsivoglia sigla, per ottenere una partecipazione più massiccia possibile, indirizzata esclusivamente ai reali bisogni della categoria.

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