La Nuova Sardegna

Nuoro

Lanusei, il tribunale decide sulla confisca dei beni degli Arzu

di Giusy Ferreli
Lanusei, il tribunale decide sulla confisca dei beni degli Arzu

Il Pm chiede l’esproprio degli immobili di Luca e Raffaele   Un patrimonio di 600mila euro formalmente cointestato

13 luglio 2017
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LANUSEI. Dopo i sigilli provvisori potrebbe ora scattare la confisca definitiva dei beni sequestrati dai carabinieri a Luca e Gabriele Arzu, fratelli dell’ex latitante di Talana, Raffaele. Il tribunale di Lanusei - presidente Giampaolo Diana, a latere Nicole Serra e Fabio Rivellini - dopo l’udienza celebrata ieri mattina nel palazzo di giustizia ogliastrino, si è riservato di decidere se accogliere la richiesta della Procura, pubblico ministero Nicola Giua Marassi, che ha chiesto la confisca definitiva o quella dei legali degli Arzu, Stefano Stochino difensore di Raffaele e Francesco Marongiu di Luca, che si sono opposti. L’avvocato Stochino nella sua arringa ha chiesto che la misura proposta dal pm venga rigettata perchè solo la Procura dove aveva il domicilio il suo assistito è competente quella a decidere e perché, nel merito, i beni non sono riconducibili alle attività illecite di Raffale. Marongiu ha contestato la competenza del Tribunale di Lanusei per questioni territoriale: non essendo più la cittadina capoluogo di provincia la decisione spetterebbe a Nuoro. Il pm Giua Marassi dal canto suo, ha chiesto la conferma in attesa della confisca. Questo perché - almeno secondo la tesi dell’accusa - con i nuovi atti dell’istruttoria il quadro si è aggravato ulteriormente. Il valore dei beni sequestrati nel 2013 i nell’ambito dell’operazione “Talana Connection” dalla Procura distrettuale antimafia di Cagliari, ammonta ad oltre 400mila euro. Si tratta di tre immobili a Loiri Porto San Paolo, in Gallura, formalmente cointestati ai due fratelli Arzu. Due anni prima era stato sequestrato un ulteriore immobile in località “Pranu mannu”, realizzato in terreni ad uso civico nel territorio di Talana il cui valore è stato stimato all’incirca in 200mila euro. Secondo l’accusa questi beni sarebbero stati costruiti con i provento delle attività illecite dell’ex primula rossa del banditismo isolano riconosciuto come autore di numerosi assalti furgoni portavalori in Sardegna, Lazio e Toscana. L’uomo, arrestato nel 2009 dopo 7 anni di latitanza è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di un carabiniere. I familiari dell’ex superlatitante, ed ora anche il suo legale, hanno sempre rivendicato che quegli appartamenti vennero realizzati dal padre grazie ai sacrifici di una vita.

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