La Nuova Sardegna

NUORO. La Corte di Cassazione nel dicembre 2011 aveva confermato la sentenza di secondo grado per Mosè Ledda, l’ex guardia giurata nuorese ritenuto dai giudici il basista della rapina milionaria all’istituto di vigilanza Over security. Una condanna definitiva a 8 anni e sei mesi che l’uomo ha già finito di scontare. In quello stesso dispositivo i giudici della Suprema corte avevano condannato Ledda anche al pagamento delle spese di costituzione di parte civile sostenute dal Banco di Sardegna e dalla stessa Over security. Secondo i giudici il 23 maggio del 2006, dietro il colpo da tre milioni e mezzo di euro all’istituto di vigilanza barbaricino c’era proprio Mosè Ledda. Era stato lui ad aprire la strada ai banditi, rivelando i segreti del caveau, forse persino allungando una copia delle chiavi. A incastrarlo i movimenti nel suo conto corrente: circa 300mila euro di spese decisamente difficili da giustificare per un’ex guardia giurata che aveva cambiato vita e aperto un circolo privato.

A distanza di 4 anni dalla condanna, nel 2015, quando nessuno più se lo aspettava, la giustizia aveva ribussato a casa dei genitori e del fratello di Mosè Ledda. Le Fiamme gialle avevano consegnato loro un decreto di sequestro preventivo che metteva sotto chiave, in vista di una futura confisca, un patrimonio complessivo di 104mila euro, disposto dal gip Mauro Pusceddu, su richiesta del pm Giorgio Bocciarelli. Decreto, però, annullato giorni dopo dal Riesame al quale avevano fatto ricorso i legali dei Ledda sostenendo che quei beni erano stati acquistati con i risparmi e il frutto del lavoro dei loro assistiti.