La Nuova Sardegna

Nuoro

Il recupero dei detenuti con la giustizia riparativa

di Alessandro Mele
Il recupero dei detenuti con la giustizia riparativa

Da Badu ’e Carros a Mamone, iniziativa della coop sociale Ut Unum Sint Don Borrotzu: «Tra loro c’è anche un uomo che era in carcere da 26 anni»

17 luglio 2017
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NUORO. “Giustizia riparativa”: è stato il tema del nuovo appuntamento organizzato dall’associazione e dalla cooperativa sociale Ut Unum Sint. L’iniziativa è rivolta ad alcuni detenuti provenienti dagli istituti penitenziari di Badu ‘e Carros e di Mamone, alle persone che usufruiscono delle misure alternative alla detenzione presenti abitualmente nel Centro di aggregazione sociale della parrocchia Beata Maria Gabriella e a tutti i volontari dell’associazione. Tre giornate di incontri e dibattiti articolate attraverso la costituzione di laboratori di riflessione a cura, a seguito dell’introduzione ai lavori di don Pietro Borrotzu presidente della cooperativa, di suor Annalisa Garofalo assistente sociale e Marina Fancello volontaria dell’associazione. Protagonisti assoluti i detenuti, posti al centro dell’iniziativa e delle varie discussioni, soprattutto nella seconda parte del seminario a cura di Patrizia Patrizi, psicologa e psicoterapeuta ad approccio strategico, professoressa ordinaria di Psicologia sociale e giuridica nel Dipartimento di scienze umanistiche e sociali dell’università degli studi di Sassari.

Ben dodici persone tra assegnati a svolgere lavori di pubblica utilità, o affidate ai servizi sociali e i cosiddetti “messi alla prova” condannati per violazioni al codice della strada, hanno svolto nella parrocchia di Beata Maria Gabriella piccoli lavori di manutenzione e svolto da gennaio un percorso sulla giustizia riparativa. È stato svolto un lungo percorso di preparazione antecedente alle giornate di riflessione e tutti i partecipanti sono riusciti a parlare liberamente del reato commesso attraverso profondi esami di coscienza. «Siamo contentissimi del percorso dei ragazzi – afferma don Pietro Borrotzu – tra i quali erano presenti cinque detenuti a Mamone e sette nel carcere di Badu ‘e Carros nel reparto di massima sicurezza, uno dei quali è uscito per la prima volta dal carcere dopo 26 anni, 22 dei quali trascorsi nel carcere nuorese. La parrocchia ha ricevuto subito l’accreditamento e questo può essere – conclude il parroco – un grande messaggio di coinvolgimento della comunità che ha un ruolo fondamentale in seno alla giustizia riparativa”. In autunno si terrà un grande convegno sul tema proposto alla presenza di tutti gli attori del mondo giudiziario, si auspica dei detenuti e degli organi politici di interesse».

“Giustizia riparativa” rappresenta l’espressione italiana che si pone come nuova frontiera per ripensare il sistema penale, in modo tale che non venga dimenticata l’esperienza concreta del reato e dell’impatto che esso provoca, soprattutto nella vittima. Questo nuovo approccio è diventato poi un vero e proprio movimento di pensiero che ha assunto una dimensione internazionale. La maggiore difficoltà di fronte a questo nuovo e diverso approccio della giustizia penale è di ordine essenzialmente culturale. La società odierna infatti rivolge attenzione immediata alla “giustizia retributiva” e alla “funzione retributiva della pena”, dove questa sia una misura corrispondente al danno sociale che è stato provocato dall’azione criminale.

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