La Nuova Sardegna

Nuoro

Traffico di esseri umani e sfruttamento della prostituzione, numerosi arresti nel Nuorese

La questura di Nuoro
La questura di Nuoro

Vasta operazione della squadra mobile della questura in esecuzione di un decreto della direzione distrettuale antimafia di Cagliari

27 luglio 2017
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NUORO. Una vasta operazione della Squadra Mobile di Nuoro contro il contrasto alla tratta degli esseri umani, all'immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione, ha preso il via all'alba di oggi, giovedì 27 luglio. Sette le persone arrestate dai poliziotti della squadra mobile in esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari.

Le indagini hanno accertato che il centro dell'attività illecita era a Torino, dove vivono due sorelle soprannominate «Precious» e «Juliet», le quali tenevano le file della tratta di essere umani, facendo da tramite tra i trafficanti in Libia e Nigeria e gli altri loro connazionali in Italia ed in vari Paesi dell'Europa tra cui Austria, Francia, Belgio, Bulgaria, Germania, Inghilterra. Le donne venivano reclutate in Nigeria con l'inganno di una falsa promessa di lavoro.

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Secondo quanto ricostruito dalla Polizia, le giovani nigeriane portate in Libia venivano rinchiuse in «campi profughi» improvvisati intorno alla città di Sebha, gestiti dai trafficanti locali. Qui restavano anche per alcuni mesi, subendo violenze di vario tipo, in attesa di essere imbarcate per l'Italia. Spesso erano rapite e vendute ad altri gruppi e liberate solo dopo il pagamento di un riscatto. Per alcune ragazze si sono perse le tracce mentre altre sarebbero morte durante l'attraversata.

Giunte in Italia, le ragazze venivano fatte scappare dai centri di accoglienza che le avevano prese in carico all'arrivo per essere trasportate a Torino in appartamenti sotto il controllo dell'organizzazione criminale. Prima di partire venivano sottoposte al rito voodoo dai trafficanti per essere vincolate al pagamento del debito con la minaccia di morte loro e dei familiari nel caso non avessero pagato. E per liberarsi dalla condizione di schiavitù in cui versavano erano costrette a prostituirsi sino al completo pagamento del debito contratto per arrivare Italia e per la concessione «del marciapiede», che poteva raggiungere anche i 30mila euro.

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