La Nuova Sardegna

Nuoro

Girasole 2017, fuga dei trentenni

di Giusy Ferreli
Girasole 2017, fuga dei trentenni

Il nuovo volto dell’emigrazione. Sindaco e vice: «Una sconfitta per tutti» 

01 settembre 2017
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GIRASOLE. Sono partiti in tanti, hanno lasciato Girasole per andare a lavorare in Svizzera, Francia o nord Italia. Gli ultimi due, un paio di mesi fa, si sono recati Inghilterra. Sono il volto nuovo dell'emigrazione ogliastrina: trentenni nel pieno delle forze che dopo aver tentato invano di costruirsi un futuro a casa loro hanno deciso di emigrare. E i numeri fanno rabbrividire: in poco meno di due anni dal centro ogliastrino che conta 1300 abitanti sono partiti in venti.

A trattenerli non è bastato un paese piccolo ma accogliente con i prati verdi ben rasati e le aiuole curate, e neanche il forte senso di comunità rafforzato da innumerevoli iniziative portate avanti dalle associazioni e dai volontari con la regia dell'amministrazione. E quando questo capita in uno dei pochissimi paesi in Ogliastra che può vantare il segno più davanti alla contabilità dei propri abitanti, si capisce bene che il fenomeno assume contorni drammatici. Le loro storie hanno risvolti diversi ma c'è un minimo comune denominatore: l'assenza di prospettive. C'è chi ha fatto una scelta radicale vendendo il gregge e andando in Svizzera e chi ha scelto di rimanere temporaneamente. Francesco Piludu, 31 anni col suo amico e compaesano Paolo Murru, che di anni ne ha 28, da qualche mese lavora a Modane, nella galleria al confine tra Francia e Italia come installatore di tubi. «Per noi – spiega Francesco – è stata una scelta obbligata». L'emorragia è destinata a continuare ed allarma gli amministratori comunali. «Purtroppo – sottolinea il vicesindaco Lodovico Piras – è un segnale negativo, che mette in evidenza quanto la crisi economica sia pesante. I giovani purtroppo emigrano come si faceva negli anni 50. È una sconfitta per tutti».

Piras va giù duro: «Negli ultimi anni sono partiti troppi giovani. Energie nuove che mancheranno al nostro paese. Credo che la Sardegna sia abbandonata a se stessa e che noi sardi siamo schiavi di una politica nazionale inadatta alle nostre esigenze. Per questo dobbiamo unirci in un ragionamento serio che miri al salvataggio della nostra terra e dei nostri giovani». Realistico e amareggiato il sindaco Gianluca Congiu. «Mi dispiace tantissimo che in tanti abbiano deciso di andarsene, ma io – commenta – non me la sono sentita di convincerli a rimanere».

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