La Nuova Sardegna

Nuoro

Sindaci “montani” contro il Psr 2014-2020

di Giovanni Melis

Tonara, la protesta: «Le misure del Programma discriminano e penalizzano i nostri territori»

08 settembre 2017
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TONARA. È protesta da parte dei sindaci del comprensorio Barbagia Mandrolisai, sulle misure Psr 2014-2020 che attualmente «discriminano e penalizzano fortemente i territori di montagna». I sindaci in un documento rilevano come «non basta l’emanazione di misure sul bosco praticamente inapplicabili, lo scorporo del bosco dalla Sau pagabile, l’inaccessibilità di quasi tutte le misure agroambientali, ora arriva pure la beffa della viabilità rurale». Il riferimento è al bando 4.3.1 del PSR 2014-2020.

«Miglioramento delle infrastrutture rurali nel settore agroforestale». Secondo i sindaci del centro Sardegna si tratta di un controsenso.

«Abbiano almeno il buon senso di levare il “forestale” – scrivono i sindaci– perché con quei criteri di selezione, nei nostri territori, fortemente interessati a quel settore, non arriverà un euro».

Punto dolente del bando è il punto in cui attribuisce un punteggio in base alle aziende agricole servite. «Ma in montagna l’estensione aziendale media è cinque volte tanto rispetto alle altre zone e con il tetto massimo di spesa di 200mila euro non riqualifichi un chilometro di strada. Al contrario in territori morfologicamente migliori esiste una più bassa estensione aziendale, migliori una distanza anche dieci volte maggiore e conseguentemente tocchi un numero di aziende dieci volte maggiore».

Altro problema sono i punteggi: «è sbagliato un punteggio di 7 punti senza distinzione, sia ai comuni ricadenti nelle zone 4 (collina e pianura) che nelle zone 3 (montagna) Dir. CEE 75/268, per un totale di 340 comuni, cioè 7 punti a tutti». Inoltre si premiano i Consorzi di Comuni che presentano un unico progetto.

«Altra scelta infelice – aggiungono – In montagna come si fa? Desulo non ha una strada rurale che collega con i paesi vicini, idem Tonara, Belvi, Aritzo e Gadoni, come ci si puó consorziare?».

Secondo i sindaci «in città si ragiona penalizzando le zone disagiate. I nostri allevatori e boscaioli – conclusono i primi cittadini dell’entroterra isolano – continueranno a distruggere i loro mezzi nelle tortuose mulattiere percorrendo siderali distanze fino a quando? In città forse si vuole che i nostri territori debbano servire solamente ai cinghiali ed ai mufloni ed ai rapaci, compresi cittadini che in una giornata di svago possano ammirare quanto selvatici sono rimasti i territori di montagna».

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