La Nuova Sardegna

Nuoro

«Dissalatori contro la siccità»

di Francesco Pirisi
«Dissalatori contro la siccità»

Seddone (Confimprenditori) lancia l’appello alla Regione: bussiamo a Bruxelles

12 settembre 2017
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NUORO. La dissalazione dell’acqua del mare per battere gli effetti della siccità. Il sistema è già realtà in 120 paesi del mondo, ma non viene utilizzato in Sardegna, nonostante l’elevata richiesta di risorse soprattutto dal settore agricolo. Uno tra i limiti economici dell’isola. Così lo vede Gianfranco Seddone, direttore provinciale della Confimprenditori, che nella regione riunisce circa 850 medie e piccole aziende: «Se la stragrande maggioranza delle nazioni la utilizzano è segno che il sistema è funzionale e fornisce, in maniera stabile, quei quantitativi di acqua necessari alle attività produttive. Risorse che non possono garantire le piogge, ridotte anche come periodicità, e quindi neppure le falde acquifere la cui sopravvivenza è legata alle prime».

Il dirigente della Confimprenditori chiama in causa la Regione: «Deve commissionare a degli esperti un progetto e proporlo a Bruxelles per il finanziamento».

Seddone parla addirittura di un toccasana: «L’opera rappresenterebbe un’industria senza fine e non una cattedrale nel deserto come, al contrario, lo sono state le fabbriche realizzate nei decenni in Sardegna. Un’industria a beneficio prima di tutto del comparto agroalimentare, dalla produzione di beni dell’allevamento e delle coltivazione sino alla loro trasformazione. Attività che senza l’approvvigionamento costante di risorse idriche sono destinate a non dare prodotti, prima, e a morire subito dopo». E che le risorse per i comparti della terra siano insufficienti lo confermano in provincia anche le recenti decisioni di razionamento del consorzio di bonifica della Sardegna centrale, partite ancora prima della fine della primavera. Si sono rilevati insufficienti sin dal mese di giugno i 18 milioni di metri cubi per gli impieghi irrigui dall’invaso del Maccheronis, assegnati per il 2017 dall’agenzia del bacino idrografico della Sardegna ai comuni del sistema del rio Posada. La dirigenza dell’ente, guidata da Ambrogio Guiso, ha in un primo tempo limitato le ore di utilizzo dell’acqua e successivamente stabilito l’alternanza dei giorni di prelievo tra i comuni dell’alta Baronia. Provvedimenti presi anche per il bacino idrografico del Cedrino, sempre gestito dal consorzio di via Santa Barbara. Limiti destinati a trasformarsi in altrettanti stati di ansia e sofferenza tra gli agricoltori, come sottolinea Seddone: «Spesso si tratta di giovani che hanno deciso di puntare per il loro futuro proprio sull’attività agricola, ma poi si ritrovano senza scorte per abbeverare il bestiame o irrigare i campi. Tanto che qualcuno mi dice: ma avrò fatto bene a creare l’azienda agricola? In diversi casi infatti quest’anno dopo tanto lavoro e sacrificio non si riuscirà neppure a ripianare le spese». Anche perché la prolungata assenza di precipitazioni piovose è arrivata dopo un inverno segnato dai disagi della neve, prima, e poi del ghiaccio, che in certi casi hanno vanificato sin dal principio gli sforzi fatti per avviare le colture di cereali e ortaggi. Il timore è anche di chi un’azienda zootecnica, un oliveto o un frutteto li vorrebbe avviare, spinto dalla passione per la terra e ancora di più dall’esigenza di crearsi un lavoro, dopo il venire meno delle opportunità per un certo tempo assicurate da industrie e miniere.

Ancora Seddone: «Per il settennio 2014-2020 l’Unione Europea ha messo a disposizione della Sardegna un miliardo e 400 milioni di euro. Una parte sono inseriti nel piano rurale della Regione a vantaggio dei progetti del primo insediamento, per giovani sotto i 40 anni, cadauno con un contributo di 40mila euro. Ma con queste condizioni e rischi, legati prima di tutto proprio alla disponibilità delle risorse idriche, l’entusiasmo passa e uno ci pensa molte volte prima di lanciarsi in un’attività di quella natura».

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