La Nuova Sardegna

Nuoro

Sparò al rivale durante una festa, il perito: «Non voleva uccidere»

di Valeria Gianoglio
Sparò al rivale durante una festa, il perito: «Non voleva uccidere»

Colpi di pistola a Oniferi in seguito a una lite tra giovani: in tribunale l’esame del medico legale.  Il gip aveva derubricato il reato in lesioni gravi, ma la Procura ha mantenuto il tentato omicidio

20 settembre 2017
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NUORO. «Non c’era alcuna intenzione di uccidere. Lo dice la traiettoria dei proiettili, dall’alto verso il basso»: a metà di ieri mattina, nell’aula al quarto piano del Palazzo di giustizia, l’anatomopatologo Vindice Mingioni, ribadisce davanti al gip Claudio Cozzella, nel corso di un incidente probatorio, quello che la difesa sosteneva da tempo.

La vicenda contestata è quella della sparatoria avvenuta lo scorso 20 febbraio nel mezzo di una festa organizzata a Oniferi. Quella notte, secondo quanto era stato ricostruito dalla polizia, Simone Marchi, un giovane di Gavoi, era arrivato a Oniferi insieme all’amico Francesco Pira, per saldare un conto in sospeso con un giovane di Illorai, Elia Muredda, a causa di una ragazza contesa. Erano volate parole grosse, quella notte, a Oniferi. Poi erano volati anche alcuni proiettili: e un paio di questi avevano raggiunto alle gambe Elia Muredda, 23 anni, di Illorai. Muredda e Marchi si conoscevano perché avevano frequentato la stessa ragazza. E proprio a causa di questa frequentazione, ma non solo, tra loro era nata qualche ruggine. E l’antipatia era degenerata in sparatoria a Oniferi. Muredda era stato colpito alle gambe da Simone Marchi, dunque. I medici del San Francesco lo avevano dovuto operare per estrargli i proiettili dalla gamba. Marchi era stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio, mentre il suo amico Francesco Pira si era consegnato in questura dopo qualche giorno, accompagnato dal suo avvocato Lorenzo Soro. «Non ho sparato per ammazzare Muredda – aveva detto Marchi, assistito dai suoi avvocati Michele Mannironi e Giovanni Porcu, davanti al gip – ho sparato perché ero spaventato, la discussione tra noi stava degenerando. Ho avuto paura perché eravamo pochi, sono intervenuto in aiuto al mio amico, e ho sparato verso il basso per allontanarli». La versione fornita da Marchi, ieri è stata confermata anche dall’anatomopatologo Vindice Mingioni al quale era stato affidato l’incarico di svolgere la perizia balistica per ricostruire la dinamica esatta della sparatoria. «Non c’era l’intento di uccidere», ha confermato l’esperto. Il gip, aveva già da tempo derubricato il reato in lesioni gravi, mentre la Procura ha mantenuto la contestazione di tentato omicidio. Ora, alla luce della perizia, potrebbe rivedere questa decisione.

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