La Nuova Sardegna

Nuoro

Rapina all'Over Security, rinviati a giudizio i familiari del basista

Rapina all'Over Security, rinviati a giudizio i familiari del basista

A processo i genitori, il fratello e le sorelle di Mosè Ledda. L’accusa è di riciclaggio, prima udienza il 15 novembre

27 settembre 2017
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NUORO. Il giudice per l’udienza preliminare Claudio Cozzella ieri ha rinviato a giudizio il fratello, le sorelle e i genitori di Mosè Ledda, l’ex guardia giurata condannata in via definitiva nel 2011 a 8 anni e sei mesi per la rapina milionaria all’istituto di vigilanza Over security, a Nuoro. L’uomo era stato ritenuto dai giudici il basista della banda che aveva messo a segno il colpo il 23 maggio del 2006. A incastrare Ledda erano stati i movimenti sul suo conto corrente: circa 300mila euro di spese, difficili da giustificare per una guardia giurata che, all’improvviso, aveva cambiato la sua vita. E sempre seguendo i soldi gli investigatori hanno incastrato anche il fratello, i genitori e le sorelle di Mosè Ledda, difesi dall’avvocato Angelo Magliocchetti. Secondo l’accusa, i soldi che avevano rimpinguato all’improvviso i loro conti correnti erano il frutto della rapina all’Oversecurity. Anni e anni di indagini, fino a ieri, quando il gup Claudio Cozzella li ha rinviati tutti a giudizio con l’accusa di riciclaggio. La prima udienza è fissata per il 15 novembre.

La rapina milionaria all’istituto di vigilanza Over Security andò in scena il 23 maggio del 2006. Una rapina spettacolare. Sette uomini armati fecero irruzione nell’istituto di vigilanza, riempirono alcuni sacchi con i contanti e scapparono via. Prima di fuggire i malviventi avevano avuto anche il tempo di portar via gli hard disk con le registrazioni delle telecamere, cancellando così ogni traccia del loro passaggio. Il bottino superava i tre milioni di euro, soldi che non sono mai stati ritrovati.

A incastrare Mosè Ledda, che era un dipendente dell’Over Security, era stata quella improvvisa e strana “fortuna” arrivata sul suo conto corrente proprio pochi mesi dopo il colpo. Gli investigatori si erano subito insospettiti: come poteva un vigilante disporre di tutti quei contanti? Il suo stipendio non arrivava neanche a mille euro al mese, eppure in un mese aveva versato sul suo conto 9mila euro, il mese dopo altri 15mila. Per non parlare delle spese per auto e moto, tutti acquisti in contanti. Qualche mese dopo il colpo acquista, sempre in contanti, anche la licenza di un pub, a Nuoro, che ristruttura completamente. L’ex vigilante, ritenuto dai giudici il basista della rapina, aveva cambiato la sua vita. Ora l’uomo, che ha già scontato la pena inflittagli per la rapina, è di nuovo in carcere, a Bancali, accusato di rapina a mano armata. Qualche settimana fa è entrato in una tabaccheria, ad Alghero, e ha minacciato con una pistola il titolare e sua figlia per farsi dare i soldi. Ma il tabaccaio e un cliente hanno reagito, lo hanno disarmato e hanno fatto finire Mosè Ledda di nuovo in carcere. (g.z.)

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