La Nuova Sardegna

Nuoro

Addio a Roberto, guerriero coraggioso

Addio a Roberto, guerriero coraggioso

Un tumore ha stroncato il campioncino 16enne della Puri e Forti che ha combattuto per due anni contro la malattia

10 ottobre 2017
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NUORO. Roberto ha combattuto. Non si è mai arreso. Sperava di riuscire a rivedere la luce in fondo a quel tunnel buio che una malattia terribile l’aveva costretto a percorrere. Lui non ha mai smesso di crederci e di lottare. Con la spensieratezza dei suoi 16 anni ha percorso il suo calvario sempre con il sorriso e un pensiero per chi gli è stato vicino. Incoraggiando i genitori e la sorella, cercando di non far capire che il momento del distacco si stava avvicinando. Roberto Dore ci ha creduto fino all’ultimo respiro. E quando i macchinari a cui era attaccato hanno smesso improvvisamente di mandare i terribili “bip” che avevano accompagnato gli ultimi due anni della sua vita, nessuno è riuscito a trattenere le lacrime. Gli amici più cari che erano voluti rimanere accanto ai genitori e alla sorella per non lasciarli soli nel momento più difficile. I medici e gli infermieri del San Francesco che l’hanno seguito come un figlio. Tutti i degenti del reparto in cui era ricoverato. Lacrime che in pochi minuti si sono riversate sulla città Perché Roberto Dore, 16 anni, studente modello del Liceo scientifico “Fermi”, promettente difensore della “Puri e Forti”, era il figlio di tutta Nuoro. Centinaia di persone sono andate in camera mortuaria per dargli l’ultimo saluto. Migliaia i messaggi su Facebook. Il sindaco Andrea Soddu, con il vicesindaco Sebastian Cocco e alcuni consiglieri, gli ha portato il cordoglio della città.

Roberto. Una storia drammatica cominciata due anni fa. Aveva appena compiuto 15 anni quando si erano presentati i primi sintomi del male che se l’è portato via. Bravissimo a scuola, era anche un ottimo difensore della squadra allievi della Puri e Forti, dove il padre Giacomo era il preparatore dei portieri, dopo aver giocato per molti anni in diverse squadre della provincia. Una bella famiglia: Roberto, la sorella Alessia, la mamma Maria Antonietta Meloni e il padre Giacomo, stimato dirigente dell’Ascom Confcomercio.

I primi esami e una diagnosi terribile: tumore maligno.

Il viaggio della speranza a Genova. L’intervento chirurgico al “Gaslini” e la lunga riabilitazione. Tutto bene per alcuni mesi, tanto che Roberto era anche rientrato a scuola. Ma la gioia era stata breve. Il male, il “bastardo” come l’ha definito la sorella Alessia nella sua riflessione che pubblichiamo in pagina, si era ripresentato. Ancora più aggressivo. Roberto non si era scomposto e aveva ricominciato la battaglia. Con coraggio e determinazione. Forte dell’affetto di una famiglia meravigliosa e di una sorella come Alessia che a lui ha dedicato gli ultimi due anni della sua vita. Sempre con lui, sempre accanto a fargli e a farsi forza a vicenda sotto gli occhi commossi di Giacomo e Maria Antonietta che ammiravano l’attaccamento dei due figli, sostenendoli e condividendo con loro le loro paura e le loro speranze. «Grazie babbo,sono fiero che tu mi abbia fatto nascere bianconero» aveva detto Roberto al padre Giacomo quando la Juventus aveva vinto l’ultimo scudetto. Per Roberto si era mobilitata anche la Nazionale italiana di calcio con il messaggio: “Forza Roberto” inviato dall’allora tecnico Conte insieme a Buffon, Eder, Parolo e tutti i giocatori in partenza per gli Europei. Gioie che il piccolo grande guerriero ha potuto assaporare e porterà con se per sempre.

I funerali di Roberto saranno celebrati oggi alle ore 16 nella chiesa dei Salesiani. (plp)

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