La Nuova Sardegna

Nuoro

Belvì, è un’annata no per le castagne

di Giovanni Melis

La pessima stagione ha provocato una drastica riduzione del quantitativo di frutti negli alberi

11 ottobre 2017
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BELVÌ. Arriva il mese della raccolta delle castagne, ma per coltivatori è una annata amara. La pessima stagione ha portato una drastica riduzione del quantitativo di frutti, tanto che in alcune zone la produzione è pressochè dimezzata. In compenso la qualità è buona; i frutti non si presentano attaccati dai parassiti e dalle muffe. Anche se una stima più completa potrà essere fatta a fine mese quando si tireranno le somme. I centri della Barbagia di Belvì, ovvero Desulo, Tonara, Aritzo, Belvi e Gadoni producono il 90% di castagne e marroni in Sardegna, che un tempo dava da vivere a tantissima gente. La raccolta è sempre stata un rito che coinvolgeva centinaia di famiglie, che ogni giorno si recavano nelle campagne del paese. Col passare del tempo però, complice l’invecchiamento del bosco, l’arrivo delle malattie, l’inopinata prassi verso la monocoltura del leccio, hanno ridotto lo spazio vitale per i castagneti che non si presentano in buone condizioni generali.

Passato l’ambizioso lavoro del piano castagno, la grande lotta all’arrivo del cinipide galligeno, che ha infestato negli anni scorsi i boschi barbaricini, la mezza vittoria sul cancro della corteccia e sul mal dell’inchiostro, il nemico più grande dei castagneti barbaricini si chiama incuria.

«C’è poca fiducia nel bosco – spiega Giampiero Poddie, presidente di Assoboschi e conoscitore di ogni palmo dei boschi del Gennargentu – sia da parte dei proprietari, che degli enti pubblici e soprattutto di chi ha vissuto il bosco. Non ci si rende conto ma ogni metro di castagneto, noccioleto, noceto o altro promana di vita e la assicura. Dal pascolo, al sostentamento umano e del bestiame, all’industria del legno da opera, all’industria dolciaria e a quella officinale. Senza contare i preziosi aiuti a turismo e ambiente naturale. Oggi non si investe più in cultura boschiva, con il risultato che il sistema montagna muore inesorabilmente».

L’agenzia Laore ogni anno realizza uno studio conoscitivo sullo stato dei boschi che rende noto a fine anno. Dati importanti che consentiranno di conoscere la salute dei castagneti, sui quali urge comunque un intervento.

Lo predica una vita Giampiero Poddie, lo avevano teorizzato Pietro Luciano e Sandro Dettori, dell’università di Sassari, così come altri esperti. Tutti rimasti inascoltati dal mondo della politica, che ha altre visioni sul centro Sardegna. Ora l’allarme parte dai piccoli coltivatori che con l’abbandono della campagna, vedono il sogno di una economia rinnovabile dalla risorsa castagno annegare nel male del disinteresse.

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