La Nuova Sardegna

Nuoro

Omicidio Gungui, Mesina al processo d'appello

di Valeria Gianoglio
Omicidio Gungui, Mesina al processo d'appello

L’ex primula rossa era stato assolto in primo grado. Ma la Procura ha presentato ricorso: secondo grado al via a fine mese

08 novembre 2017
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NUORO. Un anno fa, alla notizia della sua assoluzione che un vicino di cella a Badu ’e Carros gli aveva annunciato dopo aver visto un servizio in tv, Graziano Mesina aveva ammesso che in fondo, almeno quel processo, sentiva sin dall’inizio che sarebbe finito bene. Per il gup del tribunale di Nuoro, Claudio Cozzella, infatti, non era stato lui, l’ex primula rossa di Orgosolo, a commissionare l’omicidio di Santino Gungui, avvenuto la notte tra il 24 e il 25 settembre del ’74 a Mamoiada. E così, Mesina, al termine di un processo che si era svolto con il rito abbreviato, alla fine dell’ottobre scorso era stato assolto “per non aver commesso il fatto”: a nulla erano servite le intercettazioni più recenti rispetto all’omicidio che per la Procura di Nuoro lo inchiodavano alle sue responsabilità.

Certo è che il pubblico ministero Giorgio Bocciarelli, che nella precedente udienza aveva chiesto una condanna all’ergastolo, dopo aver inghiottito il boccone amaro, sin da quella occasione aveva già lasciato intuire che avrebbe appellato quella sentenza che evidentemente riteneva ingiusta.

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E il suo ricorso approderà nelle prossime settimane nell’apertura di un nuovo processo. Comincerà il prossimo 24 novembre, infatti, a Sassari, il giudizio di secondo grado che vede Mesina, difeso dagli avvocati Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, a processo con l’accusa di essere il mandante del delitto Gungui. E anche in questo processo di secondo grado, in via del tutto eccezionale, l’accusa sarà rappresentata dallo stesso pm del primo grado: Giorgio Bocciarelli.

Nel processo di un anno fa, davanti al gup Cozzella, il pubblico ministero aveva contestato a Mesina anche l’aggravante della premeditazione. Secondo la pubblica accusa, Mesina aveva commissionato la morte di Gungui perché quest’ultimo avrebbe trattenuto diversi soldi che invece avrebbero dovuto essere destinati ad altri. Il movente del delitto, insomma, sarebbe un debito non saldato. L’accusa, nella stessa occasione, aveva anche ricordato che a inchiodare l’orgolese ci fossero alcune intercettazioni disposte nell’ambito di un’altra inchiesta poi confluita in un rinvio a giudizio.

Come aveva spiegato il pm, in diversi passaggi di quelle intercettazioni, Mesina, parlando con uno dei suoi autisti, aveva fatto riferimento a Santino Gungui e anche a un debito. Ma l’ex primula rossa di Orgosolo, durante l’interrogatorio di garanzia non aveva negato di aver pronunciato quelle frasi. Ma aveva negato che quel debito lo avesse spinto a commissionare l'omicidio di Santino Gungui. «È un omicidio legato alla faida», ha sempre sostenuto.
 

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