La Nuova Sardegna

Nuoro

atzara 

Dopo la caduta, odissea per il gesso al braccio

di Giovanni Melis

Disavventura di un bambino costretto a spostarsi da Sorgono a Nuoro per due giorni di fila

10 novembre 2017
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ATZARA. «È due anni che faccio la stessa domanda: se un bambino del Mandrolisai, mentre gioca a calcetto cade e si fa male ad un polso, sarà ingessato al San Camillo?». La risposta è nella foto. «Piccolo braccio del Mandrolisai ingessato a Nuoro. Risultato: giorno 1 con andata a Sorgono e rinvio a Nuoro. Arrivo a Nuoro, braccio solo immobilizzato per mancanza di personale. Ritorno a casa. Giorno 2: Arrivo a Nuoro alle ore 8,30 e attesa fino alle 13. Sacro gesso posizionato. Ritorno a casa. Ci si vede a Nuoro, capitale del gesso, tra 20 giorni».

Un post curioso su facebook, seguito da degli hashtag #ungessoèpersempre #futuro #sanitàsardegna che fanno divertire e pensare. Perché la storia narrata è la vicenda reale accaduta ad un bimbo barbaricino e conosciuta direttamente dal sindaco di Atzara Alessandro Corona e da lui postata sui social. Post che naturalmente ha scatenato gli utenti della rete. Che hanno aggiunto ulteriori dettagli alla nota vicenda delle migrazioni per gli interventi di bendaggio gessato. Si scopre la storia di Iosto, cittadino del Mandrolisai che riferisce di un giovane non potuto medicare a Sorgono, poi andato ad Isili e infine al Brotzu di Cagliari dove, dopo una lunga fila ha potuto avere la sua ingessatura. I casi sono decine, tanto che il primo cittadino atzarese ha deciso di aprire una discussione per raccogliere «tutte le doglianze della sanita 3.0 della regione Sardegna e della sua mega Assl». Nessuna volontà di fare sterile polemica. Ma l’idea «di far aprire gli occhi sui problemi reali di una sanità studiata tavolino per risparmiare e che invece produce disservizi e costi sociali ingiustificabili. Le migrazioni per interventi simili, oltre alle sofferenze per i pazienti, non sono giustificabili. L’assessorato dovrebbe riflettere su quanto sta accendendo».

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