La Nuova Sardegna

Nuoro

Latte, sindaci all’attacco: «Regione sorda e assente»

di Michela Columbu
Latte, sindaci all’attacco: «Regione sorda e assente»

Lettera da Dualchi, Musei, Ollolai, Gavoi, Viddalba, Ovodda, Bono e Oniferi I primi cittadini si schierano con gli allevatori: sono necessarie idee e capacità

11 novembre 2017
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NUORO. Nonostante l’arrivo dei risarcimenti per la siccità sui conti correnti dei pastori relativo al pagamento da parte della Regione dei 13 euro a capo, parte una bordata di otto sindaci sardi di comunità che vivono grazie al settore pastorale, preoccupati per l’avvio di una nuova annata senza che si abbia una chiara programmazione come succede in altre realtà produttive europee. Questo dovrebbe infatti essere il periodo che vede gli attori della filiera sedersi al tavolo per stabilire quali debbano essere i numeri delle prossime produzioni. E invece, sottolineano gli otto sindaci, si registra l’assenza di «un sistema di governo del latte ovino che distribuisca equamente su tutta la filiera il valore aggiunto della trasformazione e commercializzazione dei prodotti caseari, ed una programmazione delle produzioni casearie». Il dito è puntato contro la Regione, contro una «politica regionale inesistente – scrivono –, che se sapesse intervenire agevolerebbe un settore dalle potenzialità enormi».

Ripercorrono tutte le vicende che hanno interessato il settore, Ignazio Piras (Dualchi), Antonello Cocco (Musei), Efisio Arbau (Ollolai), Giovanni Cugusi (Gavoi), Vittorio Ara (Viddalba), Cristina Sedda (Ovodda), Elio Mulas (Bono), e Stefania Piras (Oniferi).

«Nel mese di marzo – scrivono – il Consiglio regionale ha approvato la misura per svuotare i magazzini dal formaggio invenduto, condizionandola ad un accordo tra pastori ed industriali su un prezzo equo del latte ovino, la contrattazione collettiva ed i contratti scritti. Un passaggio storico, una rivoluzione culturale, che avrebbe rotto definitivamente un sistema feudale con i trasformatori che privatizzano i debiti e socializzano i profitti. Uno strumento questo, riconosciuto e incentivato dalla Ue, che avrebbe consentito ai pastori di incassare un prezzo equo dal frutto del proprio lavoro, e costretto i trasformatori a ragionare da filiera. Ed invece dopo neanche tre mesi di silenzio dove si è abdicato al ruolo, si torna a su connottu, con l’ulteriore umiliazione dell’assemblea dei sardi chiamata il 2 agosto a modificare la legge, innalzando lo stanziamento per il settore di 2 milioni che adesso sarà destinato direttamente ai pastori sotto forma di de minimis. Passa un giorno e si ribalta clamorosamente il programma: da 15, i milioni diventano 45 e a settembre si modifica per la terza volta la legge e le modalità di liquidazione».

Un dietro front che secondo i sindaci ha di fatto lasciato immutate le condizioni che da anni determinano instabilità nel mercato, relegando ancora una volta le 12 mila aziende a meri produttori di latte, e non a controparte che interviene nella contrattazione. «Insomma si è abrogata una misura di sistema – continuano i primi cittadini – senza neppure aver tentato di metterla in pratica e si stanzia il triplo dei soldi pubblici per far arrivare ai pastori (a babbo morto) un decimo di quello che avrebbero incassato dal pagamento del latte ad un prezzo equo conseguente allo sblocco del mercato. Con l’aggravante di aver burocratizzato il tutto e reso difficile e complicato quello che doveva essere facile ed immediato. Una politica allo sbando che non ha il coraggio e l’autorevolezza di far sedere ad un tavolo i trasformatori, preferendo umiliare i pastori con una elemosina (15 giorni di mangime) che non risolverà nessun problema, facendoli apparire agli occhi dei sardi come degli assistiti. Arrivando a camuffare l’intervento per il latte come misura di indennizzo dei danni causati dalla perdurante siccità (mettendoli in competizione con gli altri settori dell’agricoltura ugualmente danneggiati dalla calamità), costringendo i pastori, sotto ricatto, a fornire le fatture del latte per avere quei dati che avrebbero e devono fornire i trasformatori. Non servono solo soldi, ma anche idee e capacità di metterle in pratica tempestivamente».

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