La Nuova Sardegna

Nuoro

Omicidio colposo, condannato dal gup a 1 anno e 4 mesi

Omicidio colposo, condannato dal gup a 1 anno e 4 mesi

Incidente sulla strada del mare: si è concluso il processo nei confronti di un colonnello dell’Esercito

24 novembre 2017
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NUORO. Si è concluso con una condanna a un anno e quattro mesi con il rito abbreviato – il minimo della pena come aveva chiesto anche il pm – il processo nei confronti di un colonnello dell’Esercito in pensione, Orfeo Ruiu, di Torpè ma residente a Cagliari, a giudizio per omicidio colposo. Era lui, infatti, alla guida della Opel Corsa che nel giugno 2016, all’ora del tramonto, mentre percorreva un tratto della strada provinciale tra Posada e La Caletta, aveva investito e ucciso il chirurgo torinese e uno dei massimi esperti italiani in terapie endoscopiche, Serafino Recchia, mentre passeggiava sul bordo della strada insieme alle moglie, per fortuna rimasta illesa. Era stato un brutto incidente, quello accaduto vicino a San Giovanni di Posada. Quella sera, Serafino Recchia e la moglie, in vacanza nella zona, erano usciti per fare una passeggiata e per scattare alcune foto. Stavano camminando a bordo strada, a 500 metri dallo svincolo che conduce alla provinciale per La Caletta, quando la Opel Corsa guidata da Ruiu aveva travolto il chirurgo torinese. Recchia era morto qualche ora dopo il ricovero al San Francesco. Orfeo Ruiu, quel giorno, si era fermato subito per soccorrere Recchia. Era lucido e cosciente: poco dopo, infatti, sottoposto all’alcoltest e ai controlli tossicologici era risultato negativo. Sia lui, sia il consulente nominato dal suo difensore, l’avvocato Lorenzo Palermo, lo avevano ripetuto e accertato: in quel tratto di strada vicino a San Giovanni di Posada, intorno alle 20 il sole cade dritto sugli occhi degli automobilisti e rende molto difficile per chi guida vedere il bordo della strada. Ieri, dunque, il processo a carico di Ruiu si è chiuso con la condanna a un anno e quattro mesi. «Attendiamo di conoscere le motivazioni, e poi siamo pronti a ricorrere in appello», ha commentato l’avvocato Palermo. (v.g.)

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