La Nuova Sardegna

Nuoro

Le dighe restano a secco, sindaci sul piede di guerra

di Giusy Ferreli
Le dighe restano a secco, sindaci sul piede di guerra

Restrizioni idriche in undici Comuni del Nuorese, servizio sospeso dalle 19. Il paradosso di Bolotana: i pozzi di Nueradorzu ceduti ad Abbanoa e inutilizzati

04 dicembre 2017
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NUORO. La siccità continua. Inesorabile. Nonostante qualche piovasco e le prime nevicate, i bacini sono a secco e le restrizioni che da oggi stringono in una morsa undici centri della provincia di Nuoro sono destinate a durare a lungo.

La problematica riguarda i due invasi di Govossai e di Olai, il cui volume complessivo si è fermato a un milione e mezzo di metri cubi d’acqua, acqua da utilizzare con parsimonia per evitare situazioni ancor più drammatiche. Si parte dal capoluogo. In città la sospensione del servizio idrico è stata anticipata alle 19 anziché alle 21. Con un’unica eccezione: gli ospedali cittadini, la rete che serve il monte Ortobene e la zona industriale di Pratosardo. «Il tema che va affrontato è più ampio ed è quello dei cambiamenti climatici e riguarda il calo delle precipitazioni. Dobbiamo decidere vogliamo fare contro questo fenomeno» commenta il sindaco di Nuoro, Andrea Soddu

Al netto delle riflessioni sui cambiamenti globali, ci sono situazioni locali a dir poco paradossali. La sospensione del servizio riguarda anche il territorio di Bolotana che pure è ricchissimo d’acqua. Nel paese del Marghine a forte vocazione agropastorale, l’intero sistema idrico è stato ceduto ad Abbanoa. Al gestore unico sono andati anche i pozzi che garantivano la copertura del 40 per cento del fabbisogno idrico del comune. E che sono stati dismessi. Risultato? In paese, nonostante la ricchezza delle falde acquifere, popolazione e aziende sono in difficoltà. Il sindaco Annalisa Motzo, nella lunga estate calda, è corsa ai ripari ma non è bastato. «Abbiamo riattivato un nuovo pozzo, fuori dal circuito di Abbanoa, per consentire agli allevatori di dar da bere al bestiame» spiega. In Municipio stanno valutando la possibilità di chiedere al gestore unico di restituire le sorgenti: «Verrebbero riattivate a nostre spese in maniera da soddisfare le esigenze di cittadini ed aziende» Un caso su tutti quello delle fonti di “Nueradorzu”. «I due pozzi, già collegati ai depositi del paese sono stati dismessi e rimangono inutilizzati». A Gavoi il sindaco Giovanni Cugusi è impegnato sullo stesso fronte. «Dal mese di settembre non piove e adesso siamo preoccupati» ha sottolineato l’amministratore che racconta dei problemi che punta il dito contro la sottovalutazione del problema. «Vorrei capire perché non si collaudano le dighe per portarle alla massima capienza?» incalza il primo cittadino. Che rimarca quello che considera un errore strategico: « In primavera, dopo le abbondanti nevicate invernali, si sono aperte le chiuse e si è rilasciata l’acqua. Questo in previsione di piogge che non sono mai arrivate». Per il primo cittadino di Orgosolo Dionigi Deledda le responsabilità sono da ricercare nella cattiva gestione degli invasi.

«Hanno vuotato le dighe senza mai eseguire i lavori di manutenzione» tuona il sindaco che ha un motivo in più per avere il dente avvelenato. Olai ricade nel territorio orgolese e il Comune chiede una compensazione. «Il bacino imbrifero è nostro. Eppure – osserva Deledda– noi siamo senz’acqua e Cagliari no. Ci devono spiegare perché con il vecchio Govossai che invasava al massimo tre milioni di metri cubi d’acqua e serviva gli stessi paesi non c’erano i problemi che si riscontrano ora con i 10 milioni di Olai». Nelle stesse condizioni di Nuoro Bolotana, Gavoi e Orgosolo si trovano anche Mamoiada, Fonni, Sarule, Orani, Oniferi, Orotelli, e Silanus.



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