La Nuova Sardegna

Nuoro

orotelli 

Il gruppo folk riscopre antichi riti

di Federico Sedda

“Su battisimu oroteddesu” al centro della ricerca del sodalizio  

05 dicembre 2017
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OROTELLI. Non solo costumi, suoni e danze della tradizione orotellese da proporre nelle piazze e sui palchi delle feste popolari, ma anche passione per la ricerca culturale e per la riscoperta della storia del paese. Il gruppo folk di Orotelli, costituito nel 2011 da un gruppo di giovani, è diventato, in poco tempo, protagonista assoluto del panorama culturale del paese e non solo. Il tutto grazie al lavoro di ricerca e di ricostruzione delle tradizioni più profonde di Orotelli che, in questi anni, hanno saputo riproporre scavando nei libri di Cambosu e di don Merche e nei meandri della memoria degli anziani. A cominciare dalla ricerca sul costume del paese, quello vero e identitario, ancora scolpito nel ricordo di qualche anziano e custodito nelle cassepanche intarsiate ereditate dai nonni e dai bisnonni. Così, nel 2015, i ragazzi del gruppo folk, grazie a un meticoloso lavoro di ricerca, hanno ricostruito, pezzo su pezzo, l'antico costume di Orotelli. Quello che loro stessi, uomini e donne, indossano nelle loro esibizioni, non solo in Sardegna e nella penisola, ma anche all'estero, di recente in Francia e nella repubblica Ceca. Ma la passione di questi ragazzi non si è fermata lì. La ricerca si è spostata verso la riproposizione dei riti più antichi e ormai desueti della tradizione religiosa popolare. Così, nel corso delle manifestazioni “Fainas de ichinadu” del 2016 e del 2017, promosse dal Comune, hanno riproposto gli antichi riti del funerale e del matrimonio, rappresentando, in quest'ultimo rito, anche la benedizione degli sposi e dei loro abiti nuziali e la consegna dei doni. L'ultima rappresentazione, frutto sempre della ricerca e dei ricordi popolari, è stata messa in scena qualche giorno fa, in occasione della tappa di Cortes apertas che si è tenuta a Orotelli il 25 e il 26 novembre scorso. Stavolta hanno ridato vita a “su battisimu oroteddessu”, il battesimo antico che si celebrava un tempo nella chiesa parrocchiale. Tutto cominciava nella casa del bambino, dove la madre, ancora convalescente per il parto, benediceva il neonato e lo posava in“sa canistedda”, un cestino d'asfodelo cosparso di mandorle, grano e fave per l'augurio di abbondanza. Poi il piccolo, accompagnato dal padre, veniva portato in chiesa da una fanciulla. Con loro portavano anche l'acqua, il sale, il lino e la semola per il lavaggio rituale del sacerdote. I padrini,“sos nonnos”, arrivavano in chiesa al suono delle campane, “su toccu 'e su battisimu”. Una volta ultimato il rito, il piccolo corteo rientrava a casa dove c'era la mamma che aveva preparato l'invito per amici, parenti e i bambini del vicinato che accorrevano per mangiare i dolci. Tutto questo hanno riproposto, qualche giorno fa, i giovani del groppo folk. Un rito d'altri tempi, che ha lasciato il posto alla civiltà del consumo, ma che è ancora vivo nei ricordi della gente di Orotelli. Grazie alla passione dei ragazzi del gruppo folk del granitico paese di Cambosu e di don Merche.

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