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Nuoro

Ilbono, truffe alle assicurazioni: otto assoluzioni e due condanne

Ilbono, truffe alle assicurazioni: otto assoluzioni e due condanne

Smontato in parte l’impianto accusatorio della Procura che avviò l’indagine sugli incidenti nel 2010  Tra gli imputati del giro d’affari illegale c’erano carrozzieri, agenti assicuratori e semplici cittadini

06 dicembre 2017
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ILBONO. Otto assoluzioni e due condanne. Si sono conclusi con questi verdetti i tre processi per truffa a carico di nove persone, per la maggior parte di Ilbono, accusate di aver simulato falsi incidenti per ottenere i risarcimenti dalle assicurazioni. Le sentenze, che smontano l’impianto accusatorio della Procura di Lanusei, sono arrivate ieri pomeriggio dopo una lunga camera di consiglio del giudice monocratico del Tribunale, Gian Paolo Diana, che in prima battuta ha accolto la tesi degli avvocati di Rahal Amouch, difeso d’ufficio dall’avvocato Siro Anedda, Andrea Argiolas (avvocato Mario Solanas), Sandro Fois (Paolo Pilia) e Bruno Ferrai (Marcello Caddori). Piana ha rigettato la richiesta del pubblico ministero Valentina Congiu che, nel corso della requisitoria, aveva chiesto un anno e due mesi di reclusione e il ristoro del danno subìto da alla parte civile, la Milano Assicurazioni, che si è costituita parte civile con l’avvocato Roberta Macchia. Gli altri due procedimenti si sono conclusi con l’assoluzione di Bernardo Piroddi, Andrea Urrai e Mario Antonio Depau, tutti difesi da Paolo Pilia, Antonello Piroddi (avvocato Marcello Caddori ) e con un anno di reclusione per Bruno Ferrai (Caddori) e Claudio Coda (Pilia), per i quali è venuta meno l’accusa di essere a capo dell’organizzazione.

Arringhe e requisitorie sono andate avanti senza soluzione di continuità. Con i difensori degli imputati che hanno convinto il giudice. «L’accusa non è riuscita a corroborare il suo impianto accusatorio con elementi validi ed efficaci» è stata la tesi difensiva predominante nelle tre discussioni che ha sortito l’effetto sperato. In questi dibattimenti, gli imputati (tutti di Ilbono a parte l’irreperibile cittadino marocchino Amouch) erano accusati (di aver architettato una lunga serie di falsi incidenti per ottenere il risarcimento dalla compagna di assicurazione. I processi di ieri rappresentano gli ultimi capitoli di un’inchiesta del 2010 che aveva – secondo la tesi della procura della Repubblica di Lanusei – il suo crocevia a Ilbono. Il procuratore Domenico Fiordalisi aveva ipotizzato che al centro del giro di affari illegali vi fosse un'agenzia di Ilbono, con ramificazioni a Lanusei. In mezzo, come indagati, c'era davvero tutto: carrozzieri, semplici cittadini, agenti assicuratori, e persino alcuni tecnici. Ancora, chi forniva l’attrezzatura necessaria per organizzare falsi sinistri. Chi, infine, tra gli assicuratori compiacenti, riceveva le richieste di indennizzo ma ometteva di comunicarlo a chi di dovere. Oppure avallava i finti incidenti perché questi richiamavano poi preziosi risarcimenti di denaro. Per la Procura di Lanusei, insomma, le carte raccolte nel corso delle indagini (che comprendevano un periodo che andava dal 2003 al 2019) provavano l'esistenza di una vera e propria associazione a delinquere. Teoria che ieri è stata in gran parte clamorosamente smontata. (g.f.)

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