La Nuova Sardegna

Nuoro

Raccolta delle olive: produzione scarsa ma di grande qualità

di Francesco Pirisi
Raccolta delle olive: produzione scarsa ma di grande qualità

Cualbu (Coldiretti): «C’è una riduzione del 25 per cento» La resa di quest’anno si attesta sui 16 litri ogni 100 chili

13 dicembre 2017
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NUORO. Brulicano di lavoratori impegnati nella raccolta delle olive, diversi terreni della provincia di Nuoro. Per la legge naturale dell’alternanza, l’annata sarebbe dovuta essere quella dell’abbondanza, dopo la penuria del 2016. Ma ci si è messa di traverso la siccità. L’associazione degli olivicoltori della Coldiretti stima una riduzione complessiva del 25 per cento, tra i tipi “bosana”, “nera di Oliena” e “tonda di Cagliari”. Lo conferma il presidente provinciale della Coldiretti, Simone Cualbu: «In compenso – spiega – la qualità è buona e non si riscontrano danni causati dalla mosca olearia».

Valori nel prodotto cresciuti soprattutto nelle ultime settimane, rinfrescate dalle piogge, che hanno aggiunto alle olive l’acqua di vegetazione.

Il vantaggio lo spiega Luca Manca, titolare dell’oleificio di Pratosardo: «Nel principio della stagione il prodotto era privo di acqua e l’olio aveva un retrogusto amaro, dato dal nocciolo. Sapore che non si avverte più nelle ultime partite, raccolte dopo la ripresa delle piogge». La prima condizione è quella che ha segnato le produzioni in Baronia, da Galtellì a Siniscola, dove le temperature più elevate hanno portato alla maturazione in anticipo. Tanto che anche i frantoi a metà ottobre hanno iniziato a mettersi in moto. Ogni quintale di olive ha reso circa 22 litri di olio, che sono ritenuti considerevoli nella stima dei competenti del settore. I raccolti di novembre hanno innalzato la qualità. Mentre la resa è intorno ai 16 litri ogni 100 chili di olive. Nelle tramoggie dei mulini vengono versate le olive delle colline di Nuoro e del circondario. Come un distretto del prodotto, da Sarule a Oliena e sino a Dorgali, che vantano anche le aziende olivicole più grandi.

Molti dei quantitativi finiscono proprio a Pratosardo, nel laboratorio di Manca. Cinque anni fa l’avvio delle macchine, costruite a Jesi, nelle Marche. Pulitura e macinazione vengono fatte ad aria compressa, «sistema che ha anche il vantaggio di non produrre acque reflue», sottolinea il proprietario, che ha affiancato l’attività di macinazione al mestiere di famiglia di costruttore edile. Il nastro carica le olive dalla tramoggia e le porta via via nel percorso della lavorazione, per maciullare la pasta, prima, ed estrarre l’olio, subito dopo. Cammino attraverso la gramola e il separatore, dal quale viene fuori lolio pronto per l’uso, chiarificato e con un’acidita che non supera lo 0,3 per cento. C’è un però di mezzo che non va tuttavia dimenticato. Ancora Luca Manca: «La macinazione deve essere fatta entro le 24 ore dalla raccolta, prima che le olive inizino a fermentare. Altra cosa: non vanno messe dentro i sacchi, ma nelle cassette, senza essere più toccate prima del trasporto al frantoio». Modalità d’uso che sempre più entrano nelle buone pratiche degli olivicoltori. Tanto che le olive e soprattutto l’olio prodotto nel Nuorese ne ha guadagnato in valori nutrizionali e di gusto.

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