La Nuova Sardegna

Nuoro

Toro causò mortale, pastore a processo

di Giusy Ferreli
Toro causò mortale, pastore a processo

L’allevatore di Oliena risponderà di omicidio colposo per aver lasciato l’animale incustodito. Decisiva la prova del Dna

20 dicembre 2017
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NUORO. A processo per omicidio colposo. È con questo capo d’accusa che l’allevatore di Oliena Sebastiano Manca si presenterà il prossimo giugno al cospetto del tribunale di Nuoro. L’uomo è stato identificato, dopo una lunga serie di accertamenti, come il presunto proprietario del toro che causò l’incidente stradale in cui perse la vita un giovane calabrese di 31 anni, Fabio Settembrini. Il giudice per le udienze preliminari, Claudio Cozzella, ieri mattina dopo una breve camera di consiglio, ha accolto la richiesta del pm Giorgio Bocciarelli e ha disposto il rinvio a giudizio dell’allevatore difeso dall’avvocato Francesco Pala. Data di inizio del dibattimento, 5 giugno, giornata in cui in aula approderà una vicenda dolorosa che ebbe inizio il 7 febbraio del 2016.

Il toro, un bestione da mezza tonnellata, vagava indisturbato sulla statale 131 Dcn la sera del 7 febbraio 2016, quando, a poca distanza dal bivio tra Oniferi e Macomer si scontrò con l’Audi 3 sulla quale viaggiavano il giovane cosentino, sua suocera Maria Teresa Zirottu e suo cognato Alessio Cuccu, entrambi di Macomer. La loro vita cambiò per sempre quando, nella corsa verso l’ospedale di Nuoro, la berlina si scontrò con il muro di muscoli e ossa che interruppe la traiettoria della macchina facendola volare. Il giovane morì per le ferite riportate nel violento impatto e le indagini per risalire al proprietario del toro, che non aveva la marca auricolare con il codice identificativo, durarono mesi.

Per individuarlo si è tentato di tutto, compresi gli accertamenti sul Dna dell’animale che è stato comparato con gli altri capi di Manca e di quelli presenti nelle aziende confinanti che si trovano nelle vicinanze della 131. Solo i bovini dell’azienda dell’allevatore olianese sono risultati compatibili geneticamente con il bovino. E sono state soprattutto queste comparazioni, eseguite dall’Istituto zooprofilattico di Sassari e utilizzate per le prima volta in un’aula di tribunale, a convincere il gup delle necessità di un rinvio a giudizio che sia in grado di accertare la verità sui quei tragici fatti. Ieri in tribunale, ad attendere la decisione del giudice, c’era anche la fidanzata Valeria Cuccu, che con sua madre Maria Teresa, il fratello Alessio e i familiari di Fabio (il padre Giulio, la madre Antonietta e i due fratelli Francesco e Luana che ieri non si sono presentati) hanno deciso di costituirsi parte civile con gli avvocati Monica Puggioni e Rita Fanni. «Vogliamo che la giustizia faccia il suo corso perché questo non accada mai più» spiega Valeria che dopo una breve parentesi in Calabria era tornata con Fabio in Sardegna. «Fabio non ci verrà restituito ma speriamo che questa storia serva ad impedire che gli animali continuino a vagare indisturbati per le nostre strade e a mietere vittime innocenti» aggiunge la madre Maria Teresa. Fabio è una di quelle vittime innocenti. E sono in tanti ad aver perso la vita nelle più trafficate arterie dell’isola a causa del bestiame incustodito. Tra tutte, la strada a scorrimento veloce che collega Nuoro all’Ogliastra o, come nel caso del toro che ha provocato lo schianto mortale del 7 febbraio scorso, l a 131 Dcn.

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