La Nuova Sardegna

Nuoro

Abbanoa chiude la rete, borgata a secco

di Paolo Merlini
Abbanoa chiude la rete, borgata a secco

Protestano i trecento proprietari di seconde case nella frazione di Siniscola, tra loro una ventina di residenti tutto l’anno

11 gennaio 2018
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NUORO. Abbanoa ha risolto a modo suo il problema delle perdite nella rete idrica della frazione di S’ena e sa chitta nel Comune di Siniscola, dove in un anno oltre settanta milioni di litri d’acqua sono finiti in mare, nonostante le proteste dei 300 proprietari di seconde case e della ventina di residenti tutto l’anno. Lo ha risolto alla fonte, letteralmente: chiudendo l’acqua all’intero insediamento abitativo, come peraltro aveva annunciato dopo che il Comune di Siniscola aveva disdetto il contratto di utenza del contatore master che alimenta l’intero villaggio. «Abbiamo adempiuto – dice Sandro Ramazzotti, amministratore di Abbanoa – a una precisa richiesta del Comune di Siniscola che ci chiedeva l’immediata cessazione dell’utenza. Pur comprendendo le ragioni dei proprietari, non potevano fare altrimenti».

Le reazioni. Immediata la protesta di proprietari e residenti, che in queste ore stanno presentando esposti per interruzione di pubblico servizio a Nuoro e a Siniscola, dove per lunedì mattina è in programma una manifestazione davanti al municipio. La loro protesta, annuncia Salvatore Pala, presidente della cooperativa S’ena e sa chitta in via di liquidazione, è indirizzata, oltre che nei confronti del gestore Abbanoa, verso l’amministrazione di Siniscola, accusata di non assumersi alcuna responsabilità su quella che, a tutti gli effetti, è da oltre due anni una frazione del Comune; da quando cioè i 286 soci della coopavevano ceduto gratuitamente al Comune le opere di urbanizzazione realizzate nell’arco di oltre trent’anni, rete idrica compresa, pervio regolare collaudo dei tecnici incaricati dallo stesso Comune.

Ma cosa non ha funzionato? Abbanoa sostiene che la rete presenta numerose falle e ha bisogno di lavori di rifacimento che quantifica in un milione 200mila euro, e gira la palla all’Egas, ente regionale per le acque, che dovrebbe farsi carico delle rete e provvedere alla sua sistemazione, prima appunto di affidarla al gestore unico Abbanoa. Stime differenti. Anche qui si è in presenza di un braccio di ferro tra i due enti regionali, perché Egas sostiene che le stime di Abbanoa, qui come in altri casi, sono troppo alte. Basta andare a leggere l’ultima comunicazione del direttore generale Paolo Porcu, datata 8 gennaio, in cui ribadisce la volontà di farsi carico della rete di S’ena e sa chitta, ma richiama Abbanoa a «un atteggiamento di maggiore collaborazione» e a «non continuare a pretendere l’integrale sostituzione delle reti da prendere in carico ma prevedere eventualmente la loro graduale sostituzione nel corso dell’intero periodo di concessione». Sul caso specifico di S’ena e sa chitta, Porcu invita il Comune e la cooperativa (anche loro tra i destinatari della nota) «a fornire risposte in merito alla possibilità che l’intervento sia preso in carico finanziariamente dagli attuali proprietari, come come già avvenuto per altre realtà in Sardegna». Tutto risolto? Affatto, perché i soci della coop S’ena e sa chitta,ormai disciolta, sostengono che la rete è a tutti gli effetti del Comune da due anni, quando la giunta guidata dall’allora sindaco Rocco Celentano firmò l’accordo per la cessione gratuita delle opere di urbanizzazione. Una decisione che Celentano motivò per necessità di salute pubblica, che a quanto risulta l’attuale giunta, guidata da Gianluigi “Tardelli” Farris non ha mai revocato, né potrebbe del resto per le norme sui principi di continuità amministrativa così severe in particolare su questi temi. Saperne di più dall’interessato, del resto, non è semplice, perché alle domande del cronista Farris replica, non sempre in modo urbano, con un laconico “mi riservo”. Di cosa non è dato sapere.

Le maxi bollette. Decisamente più chiaro e disponibile al confronto il vice sindaco Marco Fadda, che segue il caso S’ena e sa chitta da tempo ma dice chiaramente che il Comune non può farsi carico della riparazione della rete, e così far pagare ai tutti i cittadini la soluzione di un problema che riguarda un numero ridotto di proprietari.

Le responsabilità del Comune di Siniscola restano tutte, in ogni caso, come ribadisce Abbanoa, che individua abbastanza chiaramente l’amministrazione comunale quale proprietario delle rete. Resta da capire allora perché il gestore addebiti ai proprietari di seconde case e residenti l’ammontare delle perdite, pari a 300mila euro sino luglio 2017. «Per noi allo stato attuale delle cose S’ena e sa chitta è un condominio – sostengono dal gestore idrico – e le perdite vanno ripartite tra i proprietari». Già, ma in questo caso, perché non deve farsene carico anche il Comune di Siniscola, al di là del fatto che abbia disdetto il contratto del contatore master, visto che ha assunto la proprietà della rete assieme alle altre opere di urbanizzazione?

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