La Nuova Sardegna

Nuoro

Capitale della cultura, Giovanni Floris: «Siamo tutti nuoresi, possiamo vincere»

di Luciano Piras
Giovanni Floris
Giovanni Floris

Il sostegno del conduttore televisivo: «Da Deledda a Fois, i punti di forza della città sono la sua storia ma anche il suo presente»

13 febbraio 2018
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NUORO. «Per chi tifo? Per Nuoro, ovvio». Giovanni Floris neanche ci pensa un po’, va dritto sicuro. «È la città di mio padre. Io ne sono orgogliosamente cittadino onorario dal 2009 – spiega il giornalista televisivo –. Qui sono le mie radici, e gran parte della mia famiglia. Il nonno di mio padre, il mio bisnonno, è ritratto nel quadro “La cacciata dell’arrendatore”, un quadro esposto al Man. Aveva posato per l’autore, Mario Delitala. È l’imputato nella scena, legato e sdraiato per terra. Nella casa dove sono nato, a Roma, in quella che era la mia camera, è appesa una copia di quel quadro, accanto alla foto di tutta la famiglia, con la mia bisnonna in costume». Ora che “il giorno del giudizio” (ministeriale) si avvicina e Nuoro sogna il titolo di Capitale italiana della cultura 2020, il conduttore del talk show politico “DiMartedì” (La7) si lascia cullare dal mare che lo riporta in Barbagia. «Mio padre – racconta – ha scritto un romanzo dal titolo “Nuoro forever”. Sono convinto che i luoghi esistano innanzitutto nelle nostre esperienze, nei nostri ricordi, nelle nostre emozioni».

Perché Nuoro dovrebbe vincere il titolo di Capitale della Cultura?
«Le città che concorrono sono dieci, e ognuna di loro può vantare diverse ragioni a sostegno della sua candidatura. Siamo in Italia, no? Ogni città è un gioiello. Uno scrigno d’arte e di artisti. Ma sono sicuro che Nuoro abbia le sue carte da giocare in questa specifica competizione».

Quali sono i punti forti di Nuoro?
«La sua storia, ma non solo. Anche il suo presente. Partiamo comunque dal passato: il Premio Nobel Grazia Deledda, è lei a portare la Sardegna e l’Italia nel pantheon della letteratura mondiale. La prima, la più moderna. Basti pensare che il suo romanzo “Cenere”, diventa un successo cinematografico con Eleonora Duse. Salvatore Satta che con “Il giorno del giudizio” diventa uno dei Grandi della letteratura del Novecento. Inflessibile nel denunciare di Nuoro pregi e difetti. Uno scrittore moderno. E poi la poesia di Sebastiano Satta. Ma Nuoro è anche presente di cultura – sottolinea Giovanni Floris –: solo nella letteratura propone Marcello Fois. Nella musica Gavino Murgia (che mia sorella Daniela, musicologa, mi segnalò in tempi non sospetti!) che batte i palchi di mezzo mondo. E poi Flavio Manzoni, senior vice president del Design Ferrari, il chitarrista classico Cristiano Porqueddu; gli artisti Vincenzo Grosso e Vincenzo Pattusi. Il lavoro di Patrizia Asproni, Elvira Serra e Vanna Fois. Cittadino onorario è il mio amico Paolo Fresu, un vanto della musica italiana. Oggi Nuoro è la Nuoro del Man che ha sdoganato la cultura sarda nel mondo e ha portato a Nuoro la cultura, la pittura del mondo. E troviamo anche il Museo dello scultore Francesco Ciusa. La biblioteca Sebastiano Satta è la prima che, in Italia, riunisce oltre trenta Comuni e li associa nel nome della lettura».

«Non solo letteratura ma anche arte: Costantino Nivola da Orani sbarca a Manhattan, è amico di Le Corbuisier. E sempre di Orani è Mario Delitala che nel dopoguerra dirige la Scuola del libro di Urbino. Pensiamo all’impatto nella cultura italiana di Giuseppe Fiori. Oggi è Nuoro e il Nuorese sono la sede dei principali cori “a tenore”, genere musicale destinato a diventare patrimonio dell’umanità per l’Unesco. Al centro di Nuoro ci sono vestigia nuragiche, con il nuraghe di Tanca Manna, sul cui progetto di riqualificazione, ci tengo a dirlo, ha lavorato mio cugino. A Nuoro c’è cronaca e storia culturale».

Quali sono, invece, i punti deboli di Nuoro?
«Quando si è in una competizione bisogna parlare solo dei punti forti».

Crede nel valore della cultura?
«Sì. Ho una madre professoressa, così ci ha insegnato. E a mio padre è intitolata la Borsa di studio cui partecipano da sei edizioni gli studenti dell’Asproni, il liceo in cui lui studiò, in cui hanno studiato i miei cugini, ed in cui hanno insegnato i miei zii».

Ma Nuoro è veramente il cuore della Sardegna? O è soltanto un’isola nell’isola?
«Mio padre scriveva che quando un nuorese dice agli altri da dove viene questi lo guardano in un modo speciale. Forse è vero. Di certo immagino che tutta la Sardegna tifi Nuoro in questa competizione. Sa una cosa? Sono cittadino onorario anche di Sorradile, ci tengo a dirlo. Perché mi sento romano, nuorese, sardo, italiano, e cittadino europeo. L’appartenenza ti dà la forza di aprirti agli altri, non porta a chiuderti in una malintesa identità settaria. L’essere nato a Roma non mi ha mai impedito di sentirmi anche sardo. Così è per mia moglie e i miei figli, romani che si sentono a casa loro quando guardano Tavolara. In tanti si sono mobilitati per questa candidatura, e non tutti sono nuoresi. Penso a Michela Murgia, Cristiana Collu, Massimo Onofri, Enzo Favata, Salvatore Mereu, Giacomo Mameli e molti altri. Immagino che in questa occasione in tanti possano sentirsi nuoresi».

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