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Su Batiledhu, un richiamo per i visitatori

Su Batiledhu, un richiamo per i visitatori

LULA. “Pàganos”-Su Batiledhu, su carrasecare Lu(g)vulesu, uno dei 16 appuntamenti del Carnevale Barbaricino, ancora una volta non si è smentito, richiamando un gran pubblico, superiore a quello...

13 febbraio 2018
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LULA. “Pàganos”-Su Batiledhu, su carrasecare Lu(g)vulesu, uno dei 16 appuntamenti del Carnevale Barbaricino, ancora una volta non si è smentito, richiamando un gran pubblico, superiore a quello straripante degli anni scorsi. Due giorni di eccellenza, il primo con la presentazione del documentario “Su Batiledhu” di Cinzia Puggioni, giovane documentarista olbiese; il secondo con la vestizione pubblica e la sfilata delle maschere che hanno gratificato Sos Cumpanzos de Su Battiledu e la cooperativa DuasCor-DuosCoros. Una marea di persone ginte da ogni angolo della Sardegna e non solo, hanno preso parte alla manifestazione e apprezzato aspetti della tradizionale lulese. L’inizio in biblioteca, dove prima della proiezione, di fronte a un pubblico attento, sono intervenuti Luigi Cancedda de Sos Cumpanzos de su Batiledhu, l’assessore alla cultura Pietro Pittalis e l’insegnante Elvira Calia, che hanno esaltato il lavoro realizzato da Cinzia Puggioni e al contributo dato dalla ricerca di Antonio Marras che ha ricostruito la maschera carnevalesca il cui rituale appartiene alla comunità locale. «Su Batiledhu esce fuori dal territorio – ha sostenuto Elvira Calia – Lo spazio scenico è Lula dove è concepito il rituale. Su Batiledhu è la metafora della terra sarda». Poi la proiezione: un susseguirsi di immagini accompagnate dal racconto di Antonio Marras. Il secondo giorno si è assistito alla manifestazione scenica itinerante che ha avuto inizio col rito della vestizione: pelli di montone che coprono il corpo, sos marrazzos (campanacci) e sul capo 2 corna, sulla pancia uno stomaco bovino riempito di sangue che, durante la sfilata, veniva bucato dai suoi aguzzini.

Le note dell’organetto di Checco Demontis hanno accompagnato la sfilata. Lungo le vie del centro su Batiledhu, vittima sacrificale, col volto sporco di fuliggine e sangue e, intorno a lui si agitavano sos Batiledhos (massajos-gattias), uomini vestiti da vedove con il pungolo (su puntoglio) e le funi di pelle bovina (sas soccas) per seviziarlo. È stato un susseguirsi di scene forti e il finale di morte e resurrezione, che ha chiuso la sfilata dalla trilogia passione-morte-resurrezione. (b.a.)



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