La Nuova Sardegna

Nuoro

Acqua della diga in mare: è polemica

di Sergio Secci
Acqua della diga in mare: è polemica

Torpè, i sindaci hanno incontrato il prefetto e chiesto l’intervento della Regione

16 febbraio 2018
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TORPÈ. L’invaso del Maccheronis è pieno solo per metà ma da ieri, 400mila metri cubi d’acqua al giorno vengono riversati a mare. Questi gli effetti del piano di laminazione statica approvato nel novembre 2016 dalla giunta regionale per garantire la sicurezza della popolazione a valle.

Sino alla fine di febbraio il livello delle acque del lago non può superare quota 38 metri sul livello del mare con un capienza quindi pari a 12,2 milioni di metri cubi (l’invaso potrebbe contenerne poco più di 22 milioni). La programmazione della quota idrometrica, è legata alla necessità di garantire, secondo le procedure della protezione civile regionale tempi di allarme pari almeno a 4 ore, attraverso la comunicazione da parte dell’Ente gestore che il livello del serbatoio ha raggiunto determinate soglie.

Una decisione che viene pesantemente avversata dal presidente del consorzio di bonifica Ambrogio Guiso e dai sindaci di Posada e Torpè Roberto Tola e Omar Cabras che ieri, hanno incontrato il prefetto di Nuoro chiedendo l’intervento dell’assessore regionale all’Ambiente e la convocazione di un tavolo con gli enti interessati. C’è il rischio, infatti, che con una primavera siccitosa come negli ultimi due anni, non ci sarebbe la possibilità di garantire la risorsa idrica per le necessità del territorio servito dall’invaso: dal comune di Siniscola a San Teodoro e dove, nei mesi estivi sono presenti centinaia di migliaia di turisti che necessitano ovviamente di grossi quantitativi d’acqua. Oltre agli usi potabili, non bisogna poi dimenticare che l’acqua del lago, serve anche centinaia di aziende agricole che hanno dovuto fare nelle scorse estati, i conti con pesanti razionamenti idrici e la quasi totale perdita dei prodotti agricoli e orticoli.

In un incontro tecnico tenutosi alla sede dell’agenzia del distretto idrografico della Sardegna la scorsa settimana, è emerso che a causa dell’assenza di un sistema di trasmissione dati dei livelli della diga e il mancato monitoraggio in tempo reale delle precipitazioni in corso, occorre tenere nel lago poco più di 12 milioni di metri cubi sino a fine febbraio e circa 17 milioni e mezzo dal 30 marzo in poi.

«La modifica dei livelli d’invaso non avverrebbe a discapito della sicurezza delle popolazioni in quanto verrebbero attivati – dicono i due primi cittadini e il presidente del consorzio – sistemi alternativi di monitoraggio. Ora infatti la capacità di laminazione del Maccheronis è praticamente nulla e dunque, i 5 milioni di metri cubi invasabili in più destinati ad essere scaricati in mare, non avrebbero alcuna influenza in termini di protezione idraulica del territorio qualora si verificassero eventi di piena di forte intensità ma, di contro, consentirebbero di assicurare i volumi idrici necessari per assicurare le dotazioni per il comparto civile, turistico ed irriguo».

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