La Nuova Sardegna

Nuoro

Fois: ecco perché meritiamo di vincere

di MARCELLO FOIS
Fois: ecco perché meritiamo di vincere

Una lettera aperta dello scrittore alla commissione ministeriale in cui ribadisce le ragioni del Nuorese

16 febbraio 2018
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Gentili membri della Commissione, sarete stanchi quindi non mi tratterrò oltre i cinque minuti consentiti. Nùoro ha a tutt’oggi poco più di 37.000 abitanti. Solo cent’anni fa era un borgo di 7.000 anime. Un posto abitato da gente particolare: un grande avvocato poeta, Bustianu Satta, che aveva ascoltato Carducci durante il servizio militare a Bologna e, tornato a casa, si era messo al servizio di chi avesse bisogno di assistenza legale, e di chi avesse bisogno di parole e versi. Poco distante da lui abitava un talentuoso ragazzo, poverissimo, ma straordinario a disegnare e a plasmare la creta. Si chiamava Francesco Ciusa. Con l’ausilio discreto di Bustianu, Francesco poté studiare e poco più ventenne poté partecipare con successo alla settima Biennale di Venezia con una scultura, la madre dell’ucciso, che lo rese famoso nel mondo. A Nuoro Bustianu faceva il tifo per il suo rampollo, bevendo un cordiale al Tettamanzi con Antonio Ballero, pittore magnifico, in contatto con Pelizza da Volpedo. Ballero aveva appena comprato un modernissimo apparecchio fotografico con cui scattava delle istantanee della gente e dei luoghi di quel borgo che cresceva. Non troppo distante, in una casa abbastanza signorile del quartiere Santu Predu, abitava una ragazza piccola e intraprendente che aveva deciso, a dispetto di tutti e tutto, di fare la scrittrice, si chiamava Grazia Deledda e il suo progetto impossibile sfociò nel più imponente riconoscimento che uno scrittore possa ottenere sulla terra: il Nobel nel 1926. Intanto il borgo cresceva, un introverso giovane di buona famiglia, Salvatore Satta, si laureava in legge, diventerà un giurista di primissimo piano e l’autore di uno dei romanzi, Il Giorno del Giudizio, considerato tra i fondamentali del novecento. Ci volle del tempo perché quel borgo, paesone, quasi città, facesse i conti con la parte creativa di sé, ma con Fancello, Cambosu, Nivola, partecipò a costruire un ponte in anni in cui la modernità incombeva non sempre correttamente metabolizzata. Per diventare città ci volle un pensiero straordinario che consisteva nel costruire un territorio dove si potessero conservare e studiare le proprie radici: l’Isre divenne un esempio di conservazione e studio. Intanto, in tempi non sospetti, si mise a punto un sistema bibliotecario consorziato nel territorio che ha portato libri e lettori fin nei più piccoli paesi della Barbagia. Romano Ruju scrisse Su Connottu, perché per quanto giovani eravamo già in grado di elaborare una storia “privata”. Fra tante, goffe, scelte urbanistiche si sceglie di intitolare una piazza a Bustianu Satta. Nivola la disegna, è un capolavoro. Poco distante una modesta Pinacoteca Provinciale, va sviluppandosi nel Man, Museo di Arte Contemporanea, che nel giro di pochi anni accoglie fino a 40.000 visitatori. Più degli abitanti di Nuoro. Poco distante, a Gavoi si fonda Isoladellestorie, un Festival letterario che viene considerato per importanza nei primi dieci in Italia. A Nuoro hanno sede le due case editrici Sarde, Maestrale e Ilisso. Nuoro è ai vertici nazionali per numero di lettori in rapporto al numero di abitanti. Ecco, signori della commissione, ho omesso di raccontare della mia infanzia, quando dappertutto in città erano appese le taglie dei ricercati e l’Anonima Sequestri sembrava oscurare qualunque linguaggio noi potessimo esprimere. Fu un sisma antropologico che abbiamo superato grazie alla Cultura. Noi siamo una capitale della cultura, i nostri scrittori oggi sono tradotti nel mondo, i nostri musicisti suonano nei teatri del mondo, le nostre tradizioni sono apprezzate nel mondo, i nostri artisti partecipano a raccontare il mondo. Che altro deve fare un luogo? Quale altra virtù deve esprimere, quali valori deve esportare perché voi gli concediate questo riconoscimento?

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