La Nuova Sardegna

Nuoro

I primi 5 anni di Facedog la casa dei cani trovatelli

Alessandra Porcu
I primi 5 anni di Facedog la casa dei cani trovatelli

Il condominio gestito dalle volontarie di Macomer è tra i più cliccati nella rete. Una scommessa che si è trasformata in una onlus finanziata dalle donazioni

03 marzo 2018
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MACOMER. Osservando il rifugio di Facedog la prima cosa che salta agli occhi è l’amore che le volontarie mettono in quello che ormai è diventato un secondo lavoro. Non esistono giorni di festa, bisogna essere sempre operativi. Rispettare i turni per garantire agli ospiti cibo, pulizia e attenzioni. Con il senno di poi, nessuna di loro avrebbe immaginato che il ritrovamento di otto cagnolini sarebbe stato l’inizio di tutto. «Era la primavera del 2013 – racconta Barbara Melis, volontaria quarantenne e veterana del gruppo – quando vedemmo i cuccioli abbandonati all’entrata di Macomer. Li portammo in uno stallo poco lontano. Erano affamati e infreddoliti. Dopo averli svezzati e messi al sicuro, decidemmo di cercare un posto più accogliente e confortevole. Fu così che trovammo una nuova sistemazione, la stessa che oggi ospita il condominio di Facedog».

«I cuccioli poco tempo dopo vennero adottati – aggiunge Patrizia Curreli, 51 anni, altra fondatrice storica dell’associazione –. Uno trovò casa a Genova, gli altri in diverse località della Lombardia e della Toscana». «Ci imbarcammo sulla nave per consegnarli direttamente alle loro nuove famiglie. L’emozione fu indescrivibili», aggiunge la 42enne Daniela Manca, anche lei volontaria della prim’ora. Da quel momento in poi, le ragazze, tutte di Macomer, non si sono più fermate. Hanno fatto, e continuano a fare, decine di viaggi per assicurarsi che i cani vengano affidati sempre alle persone giuste.

Facebook è stato il mezzo per far conoscere l’associazione. In breve tempo le storie di Facedog hanno conquistato migliaia di persone. È proprio grazie al loro contributo che la onlus si autofinanzia. Oltre al cinque per mille, le donazioni, che arrivano da tutta Italia e in particolare dalle regioni del nord, permettono di pagare vaccini, visite veterinarie e farmaci. E poi c’è chi regala crocchette, riso soffiato, pasta, giochi, cucce e trasportini. Lo scorso anno è arrivata persino una piccola piscina gonfiabile. «La generosità della gente ci lascia senza parole», dice sorridente Giulia Masia, 27 anni, la più giovane delle volontarie. «L’unica cosa che dispiace è il sentirci abbandonate proprio dal nostro territorio – sottolinea Barbara Melis –. Le istituzioni potrebbero e dovrebbero fare di più. Noi comunque andiamo avanti per la nostra strada».

In cinque anni le ragazze hanno accolto nel rifugio duecento randagi. Tutti sono stati adottati. Ognuno ha la sua storia, unica e speciale. Ma ci sono cani che sono riusciti a far breccia nei cuori della gente. Come Oz ad esempio. Venne trovato nel centro abitato di Padria. Aveva solo quattro mesi. Era pelle e ossa. Quando arrivò al rifugio il suo pelo era completamente verde a causa di prodotti evidentemente tossici, così le ragazze decisero di dargli quel nome che ricorda la storia del Mago di Oz dove alcuni dei protagonisti indossano occhiali speciali le cui lenti fanno apparire tutto verde. Intorno al collo il cucciolo portava i segni di una fune cui era sempre stato legato. Le volontarie impiegarono mesi perché si fidasse di loro. Adesso anche lui vive a Genova. È di poche settimane fa, invece, il miracoloso ritrovamento di Lucina. Era in auto con i suoi proprietari quando ebbero un gravissimo incidente stradale vicino a Macomer. La cagnetta scappò dal trasportino, facendo perdere le sue tracce. Illesi, i padroni la cercarono senza sosta per due giorni nelle campagne circostanti. Il terzo giorno, grazie all’aiuto di due volontarie di Facedog, venne ritrovata. Il video del suo recupero, postato sulla pagina Facebook dell’associazione, ha superato le 30 mila visualizzazioni. Le lacrime dell’uomo dimostrano quanto immenso possa essere l’amore per gli animali. Lo stesso che da cinque anni spinge le ragazze del rifugio a portare avanti la loro missione: offrire una seconda possibilità ai cani randagi.

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