La Nuova Sardegna

Nuoro

La rinascita del Museo del pane

di Alessadra Porcu
La rinascita del Museo del pane

Borore, la sfida del Comune è inserire la struttura nel circuito regionale

16 marzo 2018
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BORORE. Quando il Museo del pane rituale venne aperto al pubblico, nel giugno 2006, l’inaugurazione venne accolta come una grande opportunità per far conoscere Borore e la sua vocazione agricola. Per secoli il paese del Marghine è stato, infatti, definito il “granaio della Sardegna”. Da qui la scelta di mantenerne viva la memoria, anche con lo sguardo rivolto al resto dell’isola come testimoniano gli oltre 700 esemplari di pane esposti. Nelle teche si possono ammirare quello tipico dei banchetti di nozze e dei defunti. I cosiddetti “pani processionali” e quelli che onorano la memoria dei santi. Da non dimenticare, poi, il pane dei bambini. Insomma, nelle sette sale della struttura è contenuta la memoria storica di un patrimonio prezioso da salvaguardare a tutti i costi. «Chiuso dal 2008 al 2011 e dal 2015 al 2017, il museo ha ripreso la sua normale attività lo scorso agosto – dice Azzurra Fancellu assessore alle politiche culturali – Ci sono voluti impegno e pazienza, ma alla fine abbiamo vinto la scommessa. Nel futuro prossimo, la nostra amministrazione punta a inserire la struttura nel polo museale regionale». Sfida non semplice, che presuppone il rispetto di numerosi requisiti. In virtù di ciò, il comune ha avuto accesso ai fondi del Programma integrato di valenza territoriale: risorse regionali che l’Unione dei Comuni del Marghine ha provveduto a suddividere tra i paesi aderenti. Grazie a un finanziamento di 500mila euro, assegnato ma non ancora accreditato, nel Museo di Borore si potranno effettuare gli interventi strutturali necessari. Verrà creato, ad esempio, un catalogo cartaceo e multimediale dei pani, si potranno acquistare nuove teche e sistemare quelle esistenti. In programma c’è anche la realizzazione di un’area al coperto per l’esposizione dei reperti archeologici. «Tra le priorità – aggiunge l’assessore – anche quella che riguarda la forza lavoro. Da qui a sei mesi i due operai ex Legler, assunti grazie a una convenzione con l’assessorato regionale al Lavoro, andranno in pensione. Sarà necessario indire un bando per sostituirli». Solo in questo modo si garantirà l’apertura quotidiana e la fruibilità del Museo ai gruppi organizzati e alle scolaresche. La struttura ospita ogni anno decine e decine di visitatori che oltre ad ammirare i tesori esposti, partecipano ai laboratori organizzati dalle volontarie del Cif. Grazie a loro, adulti e bambini possono seguire la preparazione del pane e perché no, mettere le mani in pasta. Un modo per tramandare l’antica arte del “saper fare”.

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