La Nuova Sardegna

Nuoro

I Cinque stelle in campo per salvare “Approdi”

di Francesco Pirisi
I Cinque stelle in campo per salvare “Approdi”

La prima uscita ufficiale di Mara Lapia da neo eletta alla Camera dei deputati  «Ci impegneremo per fare in modo che questa comunità continui la sua attività»

17 marzo 2018
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NUORO. La prima azione post-elettorale del movimento Cinque Stelle in provincia punta a salvare la comunità “Approdi”. Struttura terapeutica per persone affette a disturbi mentali, nata nel 2012 nella cantoniera di “Isalle”, sulla vecchia Nuoro-Siniscola. Oggi però incombe il rischio che questo modello di assistenza, l’unico in provincia di Nuoro, ad elevato valore specialistico debba morire. Ieri dalla vallata tra Nuoro e Dorgali, la nuova richiesta d’intervento, da parte delle dirigenti della cooperativa “Approdi”, titolare della casa di cura, raccolta proprio da Mara Lapia, eletta alla Camera dei deputati il 4 marzo nel collegio di Nuoro.

Presente anche la collega di partito, Rosanna Fronteddu, assessore a Dorgali. C’è tempo sino a fine marzo per trovare una soluzione. Come ha spiegato la direttrice Giovanna Murgia: «La struttura lavora sotto il suo potenziale e dunque vengono anche a mancare le risorse finanziarie, che sono costituite dalle rette trasferite dalle Assl per ogni paziente. Se le cose non dovessero cambiare, saremmo costretti a rimandare a casa i tre ospiti ora in comunità, e licenziare i 15 dipendenti». Le difficoltà sono sorte a partire da settembre, quando hanno lasciato “Isalle” 5 degli 8 pazienti ricoverati, perché ormai alla fine del percorso terapeutico e destinati a rientrare nelle proprie famiglie. Al loro posto sarebbero dovuti arrivare altri ammalati, dalle liste d’attesa dei Csm (i Centri di salute mentale) delle diverse Aree socio sanitarie isolane. Ma il canale si è bloccato. Secondo la cooperativa per un discorso di pura natura economica. Lo spiega la presidente Manuela Piredda: «Non vanno superati i cosiddetti “tetti di spesa”. Questo il motivo emerso negli incontri sia con i dirigenti dei dipartimenti di salute mentale, sia con il direttore dell’Assl di Nuoro. Abbiamo incontrato anche l’assessore regionale Luigi Arru. Ci ha garantito che ne avrebbe parlato con il manager dell’Azienda sanitaria regionale, Moirano, che per tutta risposta non ci ha concesso udienza». Senza pazienti non si va avanti. Perché si tratta di una struttura “a elevata intensità terapeutica” (H 24) il cui funzionamento è assicurato dalla presenza congiunta di medici, infermieri, Oss, assistenti sociali e psicologi. Non sono date vie di mezzo. Ancora la presidente Piredda: «Il nostro lavoro è fatto di programmazione e sinergie. Per ogni paziente c’è un percorso riabilitativo, che inizia e si conclude nella comunità. Non si tratta di pacchi postali da spostare da un luogo all’altro. Ma il discorso, così semplice, non sembra sia compreso da tutti e in particolare da chi governa la sanità sarda». Concetti ripresi proprio dall’onorevole Lapia: «Io personalmente e il movimento politico faremo ogni sforzo perché questa comunità non deve chiudere. Non voglio fare strumentalizzazioni politiche, ma sono indignata prima di tutto come cittadina perché vedo che gli ultimi della società, i più deboli, continuano a rimanere tali». La riunione ha visto anche la voce di sostegno dei familiari degli ammalati. Maria Giovanna Gungui: «Per noi la comunità ha rappresentato un aiuto fondamentale per dare una speranza di cura e reinserimento sociale ai nostri cari. Credo che solo questo basterebbe a chi di dovere di assumersi le proprie responsabilità e fare in modo che la struttura rimanga in vita». Gli operatori in questi mesi hanno continuato a lavorare, e oggi lanciano l’ultimo appello: «Aiutateci a non chiudere».

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