La Nuova Sardegna

Nuoro

Torpè, riparte la protesta per la diga di Maccheronis

di Mauro Piredda
Torpè, riparte la protesta per la diga di Maccheronis

I temi dell’incontro “Acqua, campagna e parco” con i sindaci del territorio Maninchedda: «Eravamo un’isola siccitosa ora siamo circondati dagli invasi»

08 aprile 2018
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TORPÈ. Quello della gestione dell’acqua è un tema particolarmente sentito a Torpè, centro colpito dall’alluvione del 2013. L’incontro “Acqua, campagne e parco” di venerdì, coordinato dal sindaco Omar Cabras e promosso dal Partito dei sardi, è stato anticipato nei giorni scorsi da altri appuntamenti: la presentazione del comitato “Abbandonu” il 14 marzo e l’assemblea sulla class action del 26, con la contestuale apertura del Cress per il ritiro dei moduli sui conguagli regolatori. Recentemente, inoltre, la questione acqua è balzata agli onori delle cronache con la modifica del piano di laminazione del Maccheronis (ricordata dallo stesso Cabras in assemblea) successiva alle piogge di febbraio e al riversamento a mare di circa 400mila metri cubi al giorno per non superare i livelli previsti dalle normative. Di cosa parlare, quindi? È stato Paolo Maninchedda (già presente a fine 2016 per affrontare i problemi legati all’irrigazione) a dire che Abbanoa «non è l’unico tema di discussione».

Lo ha fatto in risposta alle affermazioni di Franco Floris, medico siniscolese secondo il quale «l’acqua contiene metalli pesanti anche quando è dichiarata potabile. L’ho scoperto facendo fare analisi a spese mie». Per l’ex assessore regionale ai Lavori pubblici, l’acqua rientra «tra gli interessi nazionali dei sardi insieme al latte e ai trasporti». Quel che secondo lui mancherebbe, dopo aver citato il giurista del ‘500 Sigismondo Arquer, è la consapevolezza: «Quanti sardi sanno che siamo tra le prime cinque regioni in tema di sbarramenti idraulici? Quanti hanno coscienza del fatto che da regione siccitosa siamo passati a essere una regione invasa d’acqua?». Quesiti che ne hanno generato altri, almeno tra i presenti in sala che si chiedevano «e allora perché un’altra diga?». Tema che il segretario del Pds ha comunque affrontato parlando della possibilità di «riprendere il vecchio progetto di Abbalughente in termini di sicurezza». Contrario il sindaco di Posada Roberto Tola, ma «aperto al confronto per capirne i pro e i contro». «Quanti – ha aggiunto Maninchedda – sono consapevoli dell’esistenza dei depositi carsici sotto le nostre montagne?». E sulla questione Locoli, l’ex assessore ha ribadito la «centralità strategica della questione», soffermandosi però sulla necessità di «capire le conseguenze sugli equilibri naturali all’interno del Monte Albo». Il segretario del Pds, prima di passare la parola ai sindaci di Lodè e Posada sulla Riserva di Biosfera, si è soffermato sul contratto di fiume tra tutti i soggetti per un più sostenibile utilizzo del rio Posada, ma anche sulle connessioni con le borgate da ottenere dall’Egas. E sul collegamento tra gli invasi, Maninchedda ha sottolineato che «in alcune zone non si è raggiunto un grado di maturazione progettuale adeguata». Intanto restano sempre aperte due questioni: i lavori di sopralzo della diga di Maccheronis e la realizzazione del nuovo potabilizzatore.

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