La Nuova Sardegna

Nuoro

Nuova diga, progetto bocciato dal ministero dell’Ambiente

di Sergio Secci
Nuova diga, progetto bocciato dal ministero dell’Ambiente

Torpè, nessuna possibilità di realizzare l’invaso di Giunturas a monte di quello di Maccheronis Il presidente di Tepilora: «La struttura causerebbe squilibri ambientali al delicato ecosistema fluviale»

10 aprile 2018
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TORPÈ. Nessuna possibilità di realizzare un nuovo invaso a monte della diga Maccheronis dove, nel frattempo, non si riesce a concludere i lavori per invasare altri dieci milioni di metri cubi d’acqua che risolverebbero per sempre il problema dell’approvvigionamento idrico in tutta la Baronia. Anche la politica regionale in questi ultimi quindici anni ha cambiato parere e come ha ripetuto qualche giorno fa a Torpè l’ex assessore all’ambiente Paolo Maninchedda, la Sardegna si trova ai primi posti tra le regioni italiane per numero di sbarramenti. Il problema semmai è come distribuire la preziosa risorsa idrica ma vale la pena ripetere, che il progetto presentato nei primi anni del nuovo millennio dalla Regione per la nuova diga di Giunturas in agro di Lodè, è stato definitivamente cassato dal ministero dell’Ambiente e dei Beni culturali. L’opera non ha ottenuto il nulla osta in campo ambientale ed è inutile riparlare del mega invaso che avrebbe dovuto intercettare le acque dei torrenti del bacino imbrifero del Posada. Nei terreni dove doveva essere creato il nuovo lago nel frattempo, si è inserito anche il parco regionale di Tepilora che esclude categoricamente la realizzazione in area protetta di nuovi sbarramenti artificiali. «Ribadisco la mia contrarietà a un nuovo invaso – dice il presidente del parco Roberto Tola – Tale posizione, non ideologica è basata su considerazioni scientifiche e ambientali ed è rimasta immutata negli anni. Sono convinto che la realizzazione di un secondo invaso, con la riduzione dell’apporto idrico nella pianura alluvionale, possa determinare degli squilibri ambientali nel delicato ecosistema fluviale, caratterizzato dalla zona umida di Posada, recentemente entrata a fare parte delle aree tutelate dalla convenzione internazionale di Ramsar. Inoltre – aggiunge Tola – la riduzione del trasporto solido sul litorale, potrebbe determinare l’arretramento del litorale sabbioso, con inevitabili danni sia ambientali che economici in quanto l’economia del comune di Posada è basata principalmente dal turismo balneare. Il nostro territorio, già da qualche anno, ha intrapreso la strada dello sviluppo sostenibile, con la realizzazione di attività legate alla tutela e valorizzazione del nostro ambiente, perciò il progetto di una seconda diga, a mio avviso va nella direzione contraria. Per risolvere il problema idrico dei nostri comuni – conclude il presidente del parco – , la Regione sta investendo somme importanti: circa 20 milioni di euro, per il potabilizzatore e la rete di collegamento con i comuni di Torpè, Posada e Siniscola. Occorre ora intervenire sulle altre reti, se è vero che il 40% dell’acqua viene persa durante la distruzione. È questa secondo me la strada da percorrere».

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