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Gestione del Sistema museale, tra i testimoni anche l’ex sindaco Uda

di Enrico Carta
Gestione del Sistema museale, tra i testimoni anche l’ex sindaco Uda

MACOMER. Sfilano i testimoni. È attraverso le loro parole che il pubblico ministero Armando Mammone punta a far emergere l’intreccio di conoscenze che avrebbe portato all’assegnazione del Sistema...

18 aprile 2018
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MACOMER. Sfilano i testimoni. È attraverso le loro parole che il pubblico ministero Armando Mammone punta a far emergere l’intreccio di conoscenze che avrebbe portato all’assegnazione del Sistema museale macomerese affidato poi alla fondazione Promotea. Il processo per turbativa d’asta vede sul banco degli imputati la macomerese Rossana Muroni, 49 anni, e il consulente cagliaritano Roberto Concas, 65 anni. Secondo l’accusa, la gestione dei beni culturali avrebbe generato una serie di appetiti da parte di chi voleva aggiudicarsi l’appalto. Per il pubblico ministero il consulente Roberto Concas che predispose il bando avrebbe agito d’accordo con Rossana Muroni, la quale mirava a ottenere la conferma dell’incarico che aveva avuto precedentemente con la società Esedra. L’appalto sarebbe stato quindi pilotato in modo da finire nelle mani di Rossana Muroni tramite la neonata Fondazione Promotea che a lei faceva riferimento.

Tra i testimoni dell’udienza di ieri di fronte al giudice monocratico Francesco Mameli c’era anche l’ex sindaco di Macomer, Riccardo Uda, il quale non ha negato che esistesse un interesse particolare della giunta verso una gestione diversa dei beni culturali e la nascita di una fondazione era, politicamente, ritenuta fondamentale. Oltre all’ex primo cittadino hanno deposto i dipendenti comunali Rita Pinna, Antonella Pinna, Ivan Salvatore Costa, l’avvocato Efisio Arbau e la persona che con le sue dichiarazioni fece accendere i riflettori sull’appalto ovvero Isabelle Paschina. Le sue dichiarazioni durante un comizio elettorale suscitarono molto interesse. Dalla prossima udienza si volta pagina. Tocca ai testimoni della difesa affidata agli avvocati Caterina Culeddu e Matteo Pinna che hanno visioni opposte a quelle dell’accusa.



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