La Nuova Sardegna

Nuoro

Vent’anni all’assassino reo confesso

di Luca Urgu
Vent’anni all’assassino reo confesso

Delitto Lu Xian Cha: rito abbreviato con riduzione di un terzo della pena per il giovane che tentò una rapina nel negozio

18 aprile 2018
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NUORO. Il processo non doveva appurare la colpevolezza o meno dell’imputato – mai in discussione – ma individuare la pena più giusta e congrua. Simone Delussu, il ventenne marchigiano di origini sarde accusato di aver ucciso la commerciante cinese Lu Xian Cha, 37 anni, colpita con quattordici coltellate il 10 aprile 2017 nel suo negozio in pieno centro a Budoni durante un tentativo di rapina, è stato condannato nella tarda mattinata di ieri a trent’anni di reclusione diventati 20 grazie allo sconto di un terzo dovuto al rito abbreviato scelto dai difensori del giovane.

La requisitoria. Il pm Ireno Satta al termine della sua requisitoria aveva ripercorso nei dettagli dinamiche e movente di quel terribile delitto che, giusto un anno fa, aveva distrutto per sempre con la morte violenta della donna la tranquilla esistenza di una famiglia di commercianti cinesi da vent’anni nell’Isola. Per la pubblica accusa c’erano tutte le aggravanti del caso (la crudeltà e l’aver commesso l’omicidio per sfuggire alla rapina) e per questo ha concluso con la richiesta dell’ergastolo con l’isolamento diurno. Il gup Claudio Cozzella, dopo oltre un’ora di camera di consiglio, poco prima delle 13 ha invece ritenuto che al giovane omicida (difeso dagli avvocati Basilio Brodu e Chiara Maida) andassero riconosciute le attenuanti generiche. Inoltre, che non ci fosse l’aggravante della crudeltà (perché Delussu non avrebbe inflitto mali aggiuntivi atroci o crudeli, come richiede la norma), inoltre ha concesso le circostanze attenuanti generiche che ha considerato equivalenti all’aggravante teleologica, ovvero l’imputato avrebbe voluto commettere la rapina e l’omicidio sarebbe stato una conseguenza per nascondere la stessa rapina. Una difesa, quella di Brodu e Maida, sempre in punta dei piedi, che ha voluto mettere in risalto con toni pacati le difficoltà e l’ambiente sociale in cui era cresciuto il giovane tanto da segnarne in maniera così marcata la personalità.

La sentenza. Una decisione che ha fatto cadere l’ergastolo e comportato la condanna a trent’anni di carcere, diventati poi venti per il rito alternativo e il suo conseguente sconto di pena. Si è concluso così nell’aula gup del quarto piano del Tribunale di Nuoro il processo di primo grado nei confronti di Simone Delussu. Giovane dall’esistenza travagliata per una serie di problematiche familiari, ma che nessuno avrebbe mai immaginato potessero sfociare in un delitto così sanguinoso. Delusso, incensurato, ha potuto contare sulle attenuanti generiche per la giovane età e per aver confessato.

Le parti civili. In aula c’era anche il marito della vittima, Miao Bicun, che si è costituito parte civile ed è assistito dall’avvocato Mara Lapia, mentre i figlioletti della coppia sono tutelati dall’avvocato Gianluca Sannio. L’uomo, che non parla italiano, durante le pause dell’udienza non poteva fare a meno di nascondere il proprio disagio. Ad accompagnarlo e confortarlo in questo calvario suo fratello e sua nipote, che gestiscono anche loro da tempo un negozio a Bitti. Nel palazzo anche il maresciallo Gianluca Lombardi, comandante dei carabinieri di Budoni, che assieme ai suoi colleghi si impegnò senza lesinare energie a risolvere un caso che aveva profondamente scosso l’opinione pubblica. Delussu, in carcere dallo scorso anno dopo l’arresto nelle Marche, nei mesi scorsi era stato trasferito a Badu ’e Carros. Ieri mattina scortato dagli agenti del nucleo traduzioni della polizia penitenziaria ha raggiunto il Tribunale poco dopo le 9 per poi tornare nel penitenziario dopo la lettura della sentenza.

I fatti. Quando la commerciante cinese venne uccisa nella primavera dello scorso anno gli inquirenti pensarono ad un tentativo di rapina finito nel sangue con ogni probabilità per una reazione della donna. I tasselli per arrivare all’autore furono assemblati con pazienza. Dalle tracce ematiche sul coltellaccio da cucina trovato sulla scena del crimine, ma soprattutto sui pantaloni indossati dal ragazzo ritrovati dai militari nella via di fuga. Anche le testimonianze di alcuni passanti si rivelarono preziose assieme alle immagini delle telecamere della zona che immortalavano un ragazzo con il cappuccio che si allontanava frettolosamente dalla zona. Una volta individuato Simone Delussu il dna del presunto killer venne comparato con quello di un parente e il caso fu chiuso.

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