La Nuova Sardegna

Nuoro

I periti: a Oloè materiali scadenti

di Luca Urgu
I periti: a Oloè materiali scadenti

I tre indagati per la ricostruzione del ponte accusati di attentato alla sicurezza

20 aprile 2018
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NUORO. La Procura aveva voluto vederci chiaro su quei lavori, eseguiti con una procedura d’urgenza e pare non proprio a regola d’arte dall’impresa veneta Sacramati. I dubbi degli investigatori erano più che leciti anche perché sul ponte di Oloè, squassato dall’alluvione del novembre del 2013 e dove morì il poliziotto Luca Tanzi, la riapertura al traffico dopo i lavori di restauro non durò per molto. Le prime piogge insistenti crearono una situazione di pericolo e il ponte, inizialmente riaperto a senso unico alternato, venne nuovamente chiuso. Cedimenti importanti iniziarono a preoccupare i tecnici della Provincia a soli due mesi dal collaudo della struttura. Già dal 18 marzo del 2015 si appurò che il dissesto era dovuto all’abbassamento di quasi dieci centimetri del piano stradale in corrispondenza con l’appoggio sulla spalla sinistra della trave di valle.

La situazione di pericolo aveva poi portato il Gip di Nuoro su richiesta del pm Giorgio Bocciarelli al sequestro del ponte di Oloè con il conseguente blocco della circolazione sulla strada provinciale 46 Dorgali Oliena. Ora la Procura – forte anche delle conclusioni a cui sono giunti i consulenti – ha chiuso l’indagine nei confronti dei tre indagati: dal costruttore Roberto Sacramati, dell’omonima impresa di Badia Polesine in provincia di Rovigo al direttore tecnico della stessa ditta Gianfranco Castiglioni e Antonio Giacobbe dell’Anas. Per tutti l’ipotesi di reato contestata è la frode in pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti.

Ai responsabili della Spa che si aggiudicò i lavori di restauro per un appalto di 2, 9 milioni di euro gli inquirenti contestano di aver dichiarato di utilizzare determinati materiali ma poi in realtà di aver fatto uso di altri con una capacità di resistenza decisamente inferiore. Ad esempio per il riempimento della struttura scatolare a ridosso della spalla del ponte la Sacramati aveva dichiarato di utilizzare il “Geomix”, ovvero terra stabilizzata con dosaggio di cemento (circa 100 kg al metro cubo) e additivi: invece dai sondaggi eseguiti sul posto dai consulenti della Procura risultava l’utilizzo di ghiaia media fine amatrice sabbiosa con un dosaggio di cemento nullo o di gran lunga inferiore a quello stabilito nel capitolato. Non solo anche per il riempimento dei gabbioni si sarebbe utilizzato del materiale diverso e definito strettamente necessario alla realizzazione di opere pubbliche di importanza statale e regionale. Altre anomalie sarebbero state individuate nell’utilizzo di massi di diametro inferiore a quello richiesto.

Insomma una serie di interventi meno costosi ma che sono stati ugualmente contabilizzati che di fatto avrebbero peggiorato la stabilità della struttura. Giusto due settimane fa, il tribunale di Nuoro aveva appena autorizzato la Provincia ad avviare i nuovi lavori per la messa in sicurezza del ponte di Oloè. A disposizione ci sarebbero 4 milioni di euro dell’assessorato regionale ai Lavori pubblici.

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