La Nuova Sardegna

Nuoro

Festa per i tre gemellini salvati

di Giusy Ferreli
Festa per i tre gemellini salvati

Primo compleanno per i piccoli fratellini Sinatra dopo il miracolo nelle cliniche di Sassari

25 maggio 2018
3 MINUTI DI LETTURA





TORTOLÌ. Oggi sono tre splendidi bambini che muovono i primi passi alla scoperta del mondo. Sono tre gemellini, una femminuccia di nome Ginevra e due maschietti, Lorenzo e Matteo, che proprio oggi spengono la loro prima candelina. È il 25 maggio di un anno fa: i bimbi sono di 30 settimane quando vengono alla luce in maniere rocambolesca a Sassari. Mamma Claudia trasferita d’urgenza da Cagliari non sta bene. Le sue condizioni sono preoccupanti e i medici non vogliono rischiare. Decidono di eseguire un cesareo l’indomani mattina ma prima informano Claudia dei rischi legati al parto prematuro.

La donna li vede nascere tutti, uno dopo l’altro. Quando vede apparire la terza testolina aldilà del telo verde chiude gli occhi e si lascia andare ma la lotta per la sopravvivenza dei suoi bimbi è appena iniziata. Un nutrito staff di neonatologi è pronto a prendersi cura dei tre gemellini che sono degli scriccioli. La bimba pesa appena 710 grammi, i suoi fratellini un chilo e 585 e un chilo e 220 e vengono subito presi in carico dagli specialisti e trasferiti nell’unità di terapia intensiva neonatale.

La neo mamma rimane in sala anche perché il suo quadro clinico, nel frattempo, si è complicato. Le cose si sistemano grazie all’intervento dei medici presenti in sala, mentre i bambini iniziano il lungo percorso che il 14 agosto li riporterà a casa. Claudia Burchi e suo marito Salvatore Sinatra sono due medici che lavorano a Lanusei, chirurgo lei anestesista lui, e abitano a Tortolì. Ogni giorno anno dopo anno si sono presi cura dei loro pazienti. Questa volta però le circostanze della vita li hanno posti dall’altra parte delle barricate.

«Abbiamo vissuto una pagina drammatica che si è risolta positivamente – dicono – grazie allo staff delle cliniche San Pietro di Sassari. È grazie a loro se possiamo abbracciarli ogni giorno, vederli crescere sorridenti e felici». I primi quattro mesi sono trascorsi accompagnati da emozioni contrastanti. È il famoso “pacchetto prematuri”. «Ora va bene, ci dicevano, ma questo non significa che domani o tra un’ora tutto possa peggiorare». Claudia passa le sue giornata prima in terapia intensiva, poi in semintensiva quindi in terapia minima, praticando la canguroterapia, una procedura che consiste nel tenere i bambini a contatto con la mamma per almeno tre ore al giorno. E tre per tre fa nove ore al giorno.

Un impegno faticoso sebbene vitale per la salute dei bimbi. Ma la donna ha sempre qualcuno accanto pronto a sostenerla, infermieri e medici. «Hanno risposto a ogni mia domanda. Dal momento in cui mi hanno accolto nella hall della clinica al momento in cui ho lasciato l’ospedale. Un’assistenza eccezionale, indipendentemente dal fatto che io fossi medico anche perché quando sono arrivata neanche lo sapevano» racconta. La complicità con le altre mamme ha sorretto le sue giornate che trascorrevano con un ritmo lento e preoccupato.

«Nel lactarium però – ricorda – si riusciva persino a ridere. Grande si è rivelato l’aiuto della responsabile che con pazienza mi ha insegnato il contatto al seno e grazie a questo sono riuscita ad allattarli». Claudia non si è mai spostata dal reparto grazie ad un servizio offerto dalla struttura che mette a disposizione un minialloggio per le mamme. «Ho voluto raccontare questa pagina eccellente della sanità isolana – conclude – perché le mamme devono sapere che lì i loro bimbi sono in buone mani».
 

In Primo Piano
Politica

Regione, la giunta Todde annulla la delibera per la costruzione di quattro nuovi ospedali

Le nostre iniziative