La Nuova Sardegna

Nuoro

Soddu: «Risaniamo i conti del comune ma serve l’aiuto della Regione»

di Paolo Merlini
Soddu: «Risaniamo i conti del comune ma serve l’aiuto della Regione»

Il sindaco di Nuoro parla delle finanze dell’ente e dei progetti in corso

17 giugno 2018
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NUORO. L’ultimatum della Regione scade domani, ventesimo giorno dalla diffida che impone al Comune di approvare il bilancio 2018-2020. La giunta guidata da Andrea Soddu porterà il documento contabile all’approvazione del consiglio in un clima di palese ostilità da parte delle opposizioni ma anche con qualche crepa nella maggioranza, all’indomani delle dimissioni dell’assessore Marcello Seddone, che ha lasciato allargando le braccia: in Comune non c’è un euro, così non si può governare.

Sindaco Soddu, è il terzo assessore che se ne va in tre anni di governo. Cosa succede?

«Mi sembra un dato fisiologico per un’amministrazione che si deve muovere in totale assenza di risorse, dove è forte in ciascuno di noi il peso di dover dare risposte ai cittadini. Questa è una chiave di lettura, l’altra è che sia per Denti, dimessasi lo scorso anno, sia per Seddone, si tratta di due liberi professionisti la cui attività, posso capirlo, viene messa a dura prova nel momento in cui viene chiesto loro di dedicare 24 ore al giorno al Comune . Quanto al terzo assessore, Manca ha rifiutato la nuova delega e si è autosospesa. È una situazione che confido si chiarirà entro tempi brevi».

Chi subentra a Seddone?

«Io stesso ad interim, dopo il voto del bilancio nomineremo un altro assessore al Personale, fermo restando che la forza politica che lo esprime, Ripensiamo Nuoro, ha garantito il proprio appoggio alla maggioranza».

Pensate di riuscire ad approvare il bilancio e perché lo fate con così forte ritardo?

«I numero in consiglio ci sono, dunque ritengo di sì. Quanto al bilancio, finalmente si vede una luce alla fine del percorso molto difficile affrontato in questi anni, fatto di tagli alle spese, grandi risparmi ed economie. Ma segnalo un notevole aumento delle entrate e delle riscossioni, per esempio».

Sulle entrate il Pd dice il contrario, parla di un milione e mezzo in meno.

«Il Pd non ha voce in capitolo, né ha titolo per parlare perché dopo anni di governo ci ha consegnato un bilancio disastroso. Si pensi che nell’ultimo anno non era stato ancora approvato né il bilancio previsionale né quello consuntivo. Ciò che conta sono i numeri e questi ci dicono che abbiamo ereditato una situazione disastrosa, evidenziata da una situazione di cassa gravissima, con un rosso di 10 milioni nel conto corrente. Bene, siamo riusciti a riportarlo in attivo, nell’ultimo anno è sempre stato così. Non stiamo toccando il fido, per dirla in termini molto concreti. Questo è un sintomo inequivocabile dello stato di salute attuale dei conti. Con noi i tempi medi di pagamento delle imprese sono scesi da 103 a 58 giorni. Ricordo che quando siamo entrati c’erano sette milioni di fatture da pagare».

Secondo lei i cittadini hanno la percezione di tutto ciò? Glielo chiedo perché la giunta risponde spesso che non ci sono soldi anche per interventi banali. Del resto è la stessa motivazione alla base dell’abbandono di Seddone.

«In questi anni c'è stato un vero e proprio attacco agli enti locali, con 22 miliardi di euro di tagli in sei anni. Ed è ovvio perciò che i comuni più deboli finanziariamente soffrano di più. Poi occorre distinguere sulle spese, riguardo agli investimenti la mia amministrazione è quella che sta facendo di più. Non solo portiamo avanti le opere programmate dalle precedenti amministrazioni, alcune delle quali dimenticate nei cassetti del municipio, ma stiamo riuscendo a disegnare la città del futuro, così come l’avevamo immaginata. Le spese correnti sono un’altra cosa: il cittadino è disorientato perché diciamo con onestà che non abbiamo i soldi per le strisce pedonali o potare le piante. La spesa corrente è compressa dal fatto che ogni anno versiamo rate molto corpose alla Cassa depositi e prestiti. E non lo facciamo per finanziare investimenti in materia di sport, cultura o sviluppo, ma per onorare i debiti pregressi, in molti casi risalenti a quando io portavo ancora i calzoni corti. Riferiti perlopiù alle sentenze sugli espropri, come è noto».

Da qui il vostro proposito di rinegoziare i tassi dei prestiti, estinguendo il debito di 38 milioni di solo capitale con la Cassa depositi e rivolgendovi a normali istituti di credito.

«Avremmo sicuramente un risparmio sulla rata attuale, ma ribadiamo la richiesta alla Regione e allo Stato per abbattere la quota capitale. Se ciò accadesse, apparirebbe chiaro che le performance del Comune di Nuoro sono eccezionali e raccontano di una comunità che non ha gettato la spugna».

È pur vero che quelli che dovevano essere i progetti premianti della vostra amministrazione tre anni dopo sono ancora sulla carta. L’università per esempio.

«Avevamo una visione della città che andava finanziata. Ci siamo riusciti. Ciò comporterà investimenti per 60 milioni tra piano delle periferie e piano di rilancio del Nuorese. Poi ci sono i tempi burocratici, che in Italia sono in media di otto anni per realizzare un’opera pubblica. E le regole: ci piace rispettarle».

Tre anni dopo la sua elezione, lo rifarebbe? Cosa risponde a chi dice che lei si candiderà alle regionali il prossimo anno, lasciando a un anno dalla scadenza del mandato?

«Alla prima domanda rispondo che lo rifarei sicuramente, la mia passione per Nuoro è intatta ed è accompagnata da una visione, che per me è come avere di fronte un rendering della città da qui a vent’anni. Quella in cui vorrei che miei figli abitassero una volta adulti senza essere costretti ad andarsene. Seconda domanda, la risposta è no. Per le ragioni appena dette».



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