La Nuova Sardegna

Nuoro

Il coach Deiana condannato a due anni

di Giusy Ferreli
Il coach Deiana condannato a due anni

Pena sospesa e interdizione dagli incarichi per l’allenatore di pallamano accusato di abusi su una giocatrice minorenne

21 giugno 2018
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NUORO. La sentenza arriva nel primo pomeriggio. Ed è una sentenza di condanna: Roberto Deiana, l’allenatore della Handclub di Nuoro accusato di violenza sessuale su minore, viene dichiarato colpevole dal Tribunale e condannato a due anni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena. L’imputato, condannato per aver costretto una sua giocatrice a subire atti sessuali, è stato invece assolto dall’accusa di tentata violenza nei confronti di un’altra giovanissima atleta. Al termine della camera di consiglio, durata poco meno di un’ora, i giudici del tribunale collegiale di Nuoro (Giorgio Cannas presidente, a latere Sara Perlo e Maria Usai) hanno ritenuto fondate le accuse mosse al tecnico sulla base dell’articolo 609 bis del codice penale e, nel contempo, ha riconosciuto le attenuanti generiche.

Il collegio, che ha ravvisato nei comportamenti del coach la condotta illecita prospettata dalla pubblica accusa, lo ha sanzionato anche con l’interdizione perpetua dall’esercizio della professione di allenatore sia nelle scuole che nelle società sportive frequentate da minori. Pena accessoria che diventerà esecutiva se e quando la sentenza passerà in giudicato. La lunga attesa del verdetto di un processo controverso, celebrato a porte chiuse, è culminata nella tarda mattinata di ieri quando Deiana, 47 anni, conosciuto allenatore delle squadra femminile di pallamano che milita nel campionato di A2, e il suo difensore, l’avvocato Francesco Lai, varcano la soglia del Tribunale. Sono le 12.48 quando le porte dell’aula al primo piano del palazzo di giustizia di Nuoro si chiudono per le repliche di accusa e difesa, lasciando all’esterno i familiari e gli amici del coach in snervante attesa. Ad aspettare la sentenza c’erano i suoi familiari più stretti, il fratello e la sorella, ma anche i genitori delle sue giocatrici che hanno sempre riposto fiducia nell’allenatore nuorese e non gli hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Neanche in questo delicato frangente. Il pubblico ministero Giorgio Bocciarelli che, nella precedente udienza aveva chiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi, ha ribadito interamente la sua tesi.

La pubblica accusa, pur riconoscendo la cosiddetta “minore gravità del fatto”, non ha ritenuto ci fossero i margini per le attenuanti generiche a causa del ruolo che ricopriva, quello di coach appunto. Lai ha invocato l’assoluzione per il suo assistito. La denuncia per abusi – è stata la tesi difensiva – altro non è che la vendetta di un’atleta estromessa dalla squadra che è riuscita a suggestionare anche una sua compagna. Un’ora serrata di argomentazioni delle due parti, la pausa e infine, poco prima delle 15, la decisione dei giudici che ora hanno 90 giorni di tempo per depositare le motivazioni della sentenza. «Le sentenze si rispettano sempre e non intendo derogare a questo principio anche se non nascondo la grande delusione» ha dichiarato l’avvocato Lai a processo concluso. «Aspettiamo di leggere le motivazione – ha sottolineato il difensore di Deiana – e poi decideremo se ricorrere in appello». I fatti che hanno portato alla condanna in primo grado del tecnico risalgono a diversi anni fa. Il primo episodio denunciato dalla giovane atleta rumena risale al 2011 e sarebbe avvenuto in una camera d’albergo durante una trasferta nella penisola. Le pesanti “avances sessuali”, secondo la ricostruzione dell’accusa fatta propria dai giudici, sono proseguite sino al 2013 e sono state denunciate un anno e mezzo dopo dalla ragazza mentre il dibattimento a carico di Deiana si è aperto nel 2015. In questi tre anni numerose sono state le testimonianze e ieri è arrivata la parola fine. In attesa della sentenza d’appello.

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