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San Camillo, attacco della Cgil: «Maggior rispetto per l’ospedale»

SORGONO. La situazione del San Camillo inizia a preoccupare amministratori, popolazione e società civile del Mandrolisai. Nonostante le manifestazioni, gli impegni e le lamentele, nulla sembra...

05 luglio 2018
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SORGONO. La situazione del San Camillo inizia a preoccupare amministratori, popolazione e società civile del Mandrolisai. Nonostante le manifestazioni, gli impegni e le lamentele, nulla sembra risollevare la condizione del nosocomio sorgonese che continua ad avere paurosi vuoti d’organico. Lo aveva denunciato il sindacato Nursid, lo aveva stigmatizzato la comunità montana. Ora la situazione pare persino peggiorare. Tanto che la Cgil prende un dura posizione sull’argomento. In una nota a firma di Paolo Cau, la Cgil Mandrolisai, denuncia «lo stato di grave disagio in cui versa l’ospedale di Sorgono: la mancanza di personale medico mette a rischio non solo l’efficienza fisica e psicologica degli operatori, ma soprattutto lo sicurezza dei pazienti afferenti». Nella nota si evidenziano le problematiche maggiori. «Il reparto di Medicina – si legge nel documento – dove è prevista una pianta organica di 7 unità è ridotta ormai a tre medici più il direttore, costretti inoltre a turnare anche in pronto soccorso, non avendo questo un suo organico indipendente. Oltretutto nel presidio ospedaliero non è più presente una radiologia che funzioni H24: gli specialisti radiologi infatti sono presenti con orario diurno fino alle 14 dal lunedì al venerdì, lasciando scoperti pomeriggi, notti, i sabati e i festivi». Altri problemi si sono acuiti negli ambulatori. «I medici – aggiunge Paolo Cau – sono presenti uno o due giorni la settimana, spesso solo la mattina dal lunedì al venerdì, lasciando un servizio di Pronto soccorso sguarnito dal supporto specialistico e dotato durante le notti e i festivi del solo medico di guardia, unico medico in tutto il nosocomio». La Cgil chiede il ripristino della legalità del servizio, ricoprendo tutti i vuoti in pianta organica per consentire all’utenza di avere un ospedale degno di questo nome. (g.m.)

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