La Nuova Sardegna

Nuoro

L’uomo del ghiaccio conquista il mercato con la startup FenIce

di Luca Urgu
L’uomo del ghiaccio conquista il mercato con la startup FenIce

Vittorio Fenu, 31 anni: dalla Cattolica a Pratosardo «Il lavoro sta crescendo, cominciano ad arrivare i frutti»

15 luglio 2018
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NUORO. L’uomo del ghiaccio non si ferma mai. Soprattutto d’estate quando il suo prodotto va a ruba. Il telefonino non smette di squillare. E lui corre ovunque ci sia una festa, un evento, una sagra, un festival. Clienti fidelizzati e altri nuovi stanno dando nuova linfa ad una attività ancora nella fase di startup, ma già con alcune certezze che fanno ben sperare. Chi almeno una volta ha sperimentato la qualità del ghiaccio Fenice (anagramma tra le prime tre lettere del suo cognome e il termine ghiaccio in inglese) made in Nuoro (stabilimento nella zona industriale di Pratosardo) raramente ci rinunciano.

Vittorio Fenu, 31 anni, il giovane imprenditore nuorese, qualche anno fa ha deciso di dare gambe ad un’idea che da tempo gli balzava nella mente con forza. Complici i suoi tanti viaggi all’estero fin da bambino (Spagna, paesi arabi, nord Europa, States) con la mamma assicuratrice giramondo, Vittorio ha avuto l’opportunità di vedere di persona quando la cultura del ghiaccio nel variegato pianeta della ristorazione e dell’intrattenimento in genere sia importante. Un vero business in costante ascesa. Un ottimo motivo dunque per scendere direttamente in campo in un terreno quasi vergine come la Sardegna, dove si esistono alcuni competitors ma anche gli spazi reali per far crescere l’impresa. Così dopo una laurea in giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano e a ruota il praticantato in uno studio legale Vittorio ha deciso che la sua strada non fosse tra le aule del tribunale ma in un percorso di impresa non facile.

«Serve tanta determinazione e voglia di fare che per fortuna non mi manca. Il lavoro – ormai alla terza stagione – sta crescendo e si iniziano a raccogliere i primi frutti», racconta l’imprenditore che fa continuamente spola dal suo laboratorio ai clienti. Nuoro e Barbagia, costa orientale, ma anche Olbia e qualche cliente anche in Planargia. «Da soli non si va da nessuna parte – rimarca convinto –, è fondamentale il passaparola, ma anche l’aiuto di parenti, amici, poi ovviamente anche io propongo il mio prodotto di persona, nei social e anche con la pubblicità tradizionale nella carta stampata. C’è una cosa bella che mi ha fatto riflettere: nessuno mi ha mandato a quel paese, anzi in molti mi hanno incoraggiato e aiutato. La serietà paga, me ne accorgo quotidianamente». Il ghiaccio delizia dei barman, maestri dei cocktail, nasce nel capannone che Vittorio ha acquistato a Pratosardo, zona industriale con tanti problemi ma anche con alcune grandi eccellenze.

«Tutto inizia con il trattamento dell’acqua potabile attraverso l’uso di filtri industriali e lampada uv. Un passaggio necessario per ottenere un’acqua più pura e quindi un prodotto di alta qualità», spiega. «L’acqua microfiltrata viene poi indirizzata verso le macchine per la produzione del ghiaccio. A questo punto si procede con la linea di confezionamento dove il ghiaccio arriva per caduta e da cui esce perfettamente confezionato direttamente nella cella frigo. Il ghiaccio non verrebbe mai a contatto con l’operatore, che deve solo vigilare sul corretto funzionamento delle macchine. Poi il prodotto viene consegnato con l’ausilio di un mezzo isotermico, al fine di mantenere inalterate e costanti le caratteristiche del prodotto». Il suo logo si vede sempre più spesso in giro, venerdì sera per la festa dei 18 anni del ristorante Ciusa una vecchia Ape Piaggio aveva il cassone ricolmo di ghiaccio Fenice. La sua impresa non ha utilizzato risorse pubbliche. «Eppure alcuni strumenti interessanti ci sono. Occorre guardarsi bene attorno. Certo se io non avessi avuto la mia famiglia alle spalle non avrei mai aperto – racconta –, posso dire che non è facile ma se c’è la giusta volontà e motivazioni forti si può stare nel mercato anche in un territorio difficile come il nostro. Gli amici sono i miei sponsor principali. Mi hanno aiutato in tanti che non mi dovevano nulla. Io spero di essere all’altezza di fare altrettanto per loro o di chi inizia e ha bisogno di un supporto». Il bene porta bene, anche nell’impresa. E cuore e umanità sono sempre i migliori investimenti.

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