La Nuova Sardegna

Nuoro

Orrore a Orgosolo, due cuccioli di cane seviziati e appesi a una rete

Stefania Vatieri
Cani in campagna, immagine di repertorio
Cani in campagna, immagine di repertorio

L’ira degli animalisti: «Episodi sempre più frequenti nel territorio»

20 luglio 2018
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ORGOSOLO. Li hanno appesi a una rete dopo averli massacrati di botte. È la barbara fine di due cuccioli di cane rinvenuti nei pressi delle campagne di Orgosolo da due turisti tedeschi. L’orrore si è materializzato qualche settimana fa, quando Marion e Thomas Littmann, in vacanza da qualche giorno in Sardegna, durante un’escursione nella zona di Pratobello a circa 2 chilometri dalla stazione forestale di Montes, si sono ritrovati all’improvviso la scena davanti ai loro occhi. Sul posto sono intervenute anche le forze dell’ordine e un veterinario dell’Assl nuorese, che ha riscontrato numerose lesioni nei corpi esanime dei due cuccioli.

Un episodio agghiacciante che inizialmente era sembrato una tipica pratica intimidatoria, ancora molto comune, ma che si è rivelato, a un esame più approfondito, in realtà un triste caso di maltrattamento e uccisione. La segnalazione è arrivata nell’immediato anche all’associazione animalista cittadina Leidaa, Lega italiana difesa animali e ambiente, che nel denunciare il vile gesto lancia un appello alle istituzioni per chiedere un urgente inasprimento delle pene per i reati contro gli animali. «Sono indignata per questo gesto barbaro e disumano» commenta Bonaria Urgu, referente provinciale dell'associazione a tutela degli animali Leidaa.

«L’orribile destino dei due cuccioli trovati appesi nelle campagne di Orgosolo è solo la punta dell’iceberg di un problema che affonda le sue radici nell'ignoranza e nella disinformazione» spiega l’attivista che conclude: «È ora di dire basta a questa cultura della violenza che considera gli animali come delle cose di cui disporre a proprio piacimento. Faccio un nuovo appello alle forze politiche affinché le leggi contro i reati a danno degli animali vengano inasprite, perché la realtà dei fatti è che oggi nessuno paga per queste efferatezze».


 

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