La Nuova Sardegna

Nuoro

Le aquile di Tepilora pronte a spiccare il loro primo volo

di Paolo Merlini
Le aquile di Tepilora pronte a spiccare il loro primo volo

Procede al meglio il progetto di reintroduzione della specie Per loro scelti nomi sardi e un omaggio al naturalista Schenk

06 agosto 2018
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NUORO. Il giovane Helmar è pronto a spiccare il suo primo volo a fine agosto, quando gli uomini di Forestas e i ricercatori dell’Ispra (l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) decideranno che la piccola aquila del Bonelli e i suoi quattro compagni d’avventura si sono ben acclimatati tra i boschi e i rocciai della Barbagia. Sono arrivati a giugno, nell’ambito di un progetto internazionale di reintroduzione e incremento della specie nel Mediterraneo occidentale, provengono da Francia e Spagna, ma ora hanno tutti nomi sardi, o quasi, scelti per loro dai ricercatori Ispra e dagli uomini di Forestas: Abbaluchente, Posada, Tepilora, Nurasè e, appunto, Helmar. Quest’ultimo è un nome indiscutibilmente tedesco, ma con esso gli esperti dell’Ispra hanno voluto rendere omaggio al grande naturalista e ornitologo Helmar Schenk, originario di una cittadina della Sassonia, Salzwedel, che aveva scelto la Sardegna come terreno di ricerca e luogo in cui vivere. Dopo essersi adoperato per la protezione degli uccelli più rari e minacciati, dai grifoni del Bosano ai fenicotteri degli stagni di Cagliari, è scomparso nel 2012.

I cinque pulli di aquila del Bonelli sono solo i primi esemplari di un progetto che prevede il rilascio di altrettanti rapaci ogni anno fino al 2022, e che dal Parco regionale di Tepilora si estenderà ad altre zone dell’isola. Parliamo di una specie che oggi a livello nazionale è ritenuta in “pericolo critico di estinzione” e che in Sardegna è sostanzialmente scomparsa da alcuni decenni. Gli esemplari che ogni tanto vengono avvistati sono perlopiù rapaci “erratici”, come spiegano a Forestas, provenienti da altre aree del Mediterraneo.

Attualmente i cinque pulli sono ospitati in una grande voliera di ambientamento nelle campagne di uno dei quattro paesi che fanno parte dell’oasi regionale (Bitti, Torpè, Lodè e Posada). La località è giustamente tenuta segreta per garantire il successo di una reintroduzione che, in un passato anche recente e per altre specie a rischio estinzione, è stata compromessa sul nascere. Il pensiero non può che andare all’esperimento che voleva riportare il gipeto e poi l’avvoltoio monaco in Supramonte, fallito dieci anni fa.

I tempi sono decisamente cambiati, la sensibilità ambientale è cresciuta anche nelle zone interne dell’isola, come dimostra proprio il parco dei quattro comuni. Ne è convinto Roberto Tola, sindaco di Posada e attuale presidente del parco. «Siamo veramente soddisfatti per la buona riuscita del progetto di reintroduzione, la speranza è che il tutto vada per il meglio. Per il parco è un onore ospitare un progetto di tale importanza. Una delle sue finalità è senz’altro quella di salvaguardare la biodiversità, e con questa iniziativa stiamo dando un contributo importante in tal senso. Un ringraziamento – continua Tola – va a tutti gli enti interessati e in particolare agli operai di Forestas che hanno adottato gli aquilotti consentendo fin qui la buona riuscita del progetto di reintroduzione».



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