La Nuova Sardegna

Nuoro

Il porto di Orosei è abusivo, va sgomberato

di Paolo Merlini
Il porto di Orosei è abusivo, va sgomberato

Per la Capitaneria di Olbia non ci sono i requisiti minimi di sicurezza, sos degli imprenditori nautici

07 agosto 2018
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OROSEI. Lo chiamano Su Portu, eppure non troverete una carta nautica che lo menzioni come tale. È un porto fantasma, quello di Orosei, che attualmente ospita un centinaio di piccole imbarcazioni, per la semplice ragione che è totalmente abusivo. Per la Capitaneria di Olbia, che nei giorni scorsi ha vietato per motivi di sicurezza «il transito e l’ormeggio di qualunque tipo di unità», non sono altro che bocche a mare dello stagno di Su Petrosu, quelle realizzate nella sterminata spiaggia della Marina negli anni ’80 in due punti, Su Portu, appunto, e Osala. Nate per garantire la salubrità della laguna, sono via via diventate approdi veri e propri (in totale ospitano circa 250 barche), benché totalmente abusivi. Ufficialmente le scalette e i pontili fatiscenti e, in più di un caso pericolosi, che consentono di raggiungere le imbarcazioni non esistono.

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Ma a chi appartengono le bocche a mare del Cedrino? A quanto pare a nessuno. Quanto denaro portano nelle casse comunali? Niente. A monetizzare qualcosa c’è solo il Demanio, al quale versano il canone le attività che, in piena deregulation, sono nate per offrire servizi a Su Portu e Osala: tre società di escursioni nautiche e noleggio gommoni, due di diving, almeno un paio di aziende specializzate in rimessaggio. Poco più di cento persone, indotto compreso, che ritengono che il futuro di Orosei non sia solo nei villaggi turistici, ma anche nella nautica da diporto e nelle attività ad essa collegata. Eppure fra pochi giorni, se l’ordinanza della Capitaneria dovesse essere applicata (è il terzo anno che accade), questi lavoratori potrebbero essere costretti, se non proprio a sbaraccare, a lavorare in condizioni di grande disagio in mezzo al mare, cioè nelle boe situate a debita distanza dalla riva.

«Lavoriamo qui da vent’anni», dicono Piero Murreddu e la moglie Francesca Serra, titolari della società Oltremare specializzata in noleggio ed escursioni: «Ogni amministrazione che si avvicenda a Orosei promette di risolvere il caso delle bocche a mare, eppure questo continua a essere un porto fantasma nonostante le potenzialità e le tante persone che qui hanno trovato occupazione». Nelle acque della Marina, insomma, si naviga a vista, attendendo una svolta che non arriva mai, come ricorda Franco Cossu, titolare di un rimessaggio assieme ai due figli. «La nautica da diporto potrebbe essere una valore aggiunto per Orosei, ma manca la volontà politica», dice amareggiato. Intanto i suoi clienti più previdenti hanno lasciato le barche in cantiere, nel timore che scattino le sanzioni previste dall’ordinanza della Capitaneria.

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In Comune rimandano al mittente ogni accusa di disinteresse verso il caso delle bocche a mare. Il sindaco Nino Canzano e l’assessore al turismo Sandro Chessa dicono al contrario che grazie al loro intervento è stata individuata una soluzione tampone e a tempo determinato: prevede la permanenza nelle banchine dei natanti dei privati e l’utilizzo di boe fuori dai moli, attraverso un corridoio, per le barche legate alle attività commerciali. «Siamo la prima amministrazione che si occupa concretamente delle bocche – dice il sindaco Canzano – facendo emergere le contraddizioni di un problema che si trascina da anni. Nel contempo abbiamo presentato un progetto all’assessorato regionale all’agricoltura, competente sullo stagno, per la riconversione delle bocche ad approdo, come è stato fatto a Fertilia da tempo. In attesa che Orosei abbia finalmente un porto, che intendiamo realizzare a nord della Marina, è l’unica strada percorribile».
 

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