La Nuova Sardegna

Nuoro

«Segnali, svincolo e militari oppure Pratosardo muore»

di Valeria Gianoglio
«Segnali, svincolo e militari oppure Pratosardo muore»

La denuncia del presidente del consorzio di operatori dell’area, Gianni Pittorra «Dopo 20 anni di promesse tradite serve una svolta: meno oneri e più servizi» 

12 agosto 2018
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NUORO. L’ultimo problema, ma solo in ordine di tempo, è una questione di olfatto. È l’odoraccio nauseabondo che dall’impianto di compostaggio da mesi si infila tra capannoni, strade e attività commerciali, e accompagna, come una presenza indigesta, le giornate dei circa 900 occupati nelle 70 aziende di Pratosardo. Ma, stando alle notizie arrivate ieri dal consorzio industriale provinciale che gestisce l’impianto, a settembre, grazie all’arrivo di 480mila euro concessi dalla Regione, almeno questa faccenda sarà risolta: partiranno i lavori necessari per chiudere la sezione di maturazione dell’umido e verrà costruita anche una “torre di lavaggio” a prova di olezzo. Ma certo è che, risolto un problema, nella zona industriale di Nuoro, in lista d’attesa ne rimangono svariati altri. E il presidente del Consorzio di operatori di Pratosardo, Gianni Pittorra, lo denuncia con forza.

«Qui a Prato – dice con un pizzico di sconforto – è da venti anni che non cambia nulla. Tutti promettono, tutti continuano a promettere, ma nessuno fa niente, e qui o le cose cambiano oppure la zona industriale è destinata al blocco. E invece noi operatori vogliamo che cresca, che tutti lavorino sempre meglio. In fondo, poi, non servirebbero tante cose perché la base è buona e la zona è stata costruita bene, molto meglio di tante altre». La lista di quelle “cose”, il presidente, dal 2016, del consorzio di operatori, ce l’ha bella chiara in mente, anche perché è da alcuni anni che gli tocca ripeterla ogni volta che i politici, gli addetti ai lavori o i semplice curiosi gli chiedono cos’è che non va, lì a Pratosardo. Perché non si vede più nessun imprenditore pronto a investire, perché non si scorgono i segnali di qualche nuovo capannone pronto a venire su, perché, nel giro di appena dieci anni, le buste paga sono passate da 2500 a 900.

«Per dare la svolta che serve a Pratosardo – dice il presidente Pittorra – servono almeno tre cose: una segnaletica adeguata, lo svincolo diretto che colleghi la zona con la 131 dcn, l’apertura della caserma di Pratosardo perché con essa arrivano altre 300 buste paga». «Ma innanzitutto – aggiunge Pittorra – partiamo dalla base, serve una segnaletica adeguata che indichi dove si trovano le diverse aziende, o che quantomeno dia una indicazione di massima. Perché al momento non contiamo i clienti che vengono qui a Prato e si perdono, non sanno dove andare. Se, per assurdo, dovessimo mettere un banchetto informazioni alla prima rotonda, e chiedessimo 50 centesimi a informazione, diventeremmo ricchi. E non si può neanche pensare di scaricare sulle imprese tutto il costo della segnaletica e delle insegne, perché, a parte il costo, non servirebbe poi tanto visto che molte aziende risultano più nascoste, rispetto alle strade di accesso». Ma oltre alla segnaletica, un altro problema che scoraggia i nuovi arrivi, a Pratosardo, è quello degli oneri di costruzione. «Il Comune deve abbassarli – continua Pittorra – attualmente sono al 10 per cento ma è una percentuale davvero troppo elevata, che disincentiva l’arrivo di nuovi investitori. Significa, infatti, che se dovesse arrivare un nuovo imprenditore e volesse mettere su un capannone da un milione di euro, 100mila li dovrebbe versare al Comune come oneri di costruzione. Non va bene: a Olbia, ad esempio, gli oneri sono allo zero virgola qualcosa». «E poi – aggiunge in conclusione il presidente del consorzio – la vera boccata d’ossigeno, per la zona industriale, sarebbe l’apertura della caserma di Pratosardo, che ormai è pronta. Significherebbe più lavoro anche per tutti noi imprenditori della zona, oltreché per tutti i nuoresi».

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