La Nuova Sardegna

Nuoro

Teatro, la parola d’ordine è gratis

di Alessandro Mele

Non ci sono fondi pubblici per le tante iniziative, dai viaggi letterari di Poddighe ai laboratori di Carroni

17 settembre 2018
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NUORO. Fare teatro in città sta diventando una passione per molti, un vero e proprio movimento che attraverso il palcoscenico mira a difendere le peculiarità culturali del territorio. La passione per il teatro si scontra però (secondo i pareri raccolti tra le realtà teatrali più in vista in città) con le difficoltà nel reperire sovvenzioni e contributi pubblici, tanto da rendere l’autofinanziamento un vero e proprio status quo. «Fare teatro a Nuoro in autofinanziamento non è una vocazione masochistica, ma spesso una necessità per tener fede alla tua missione – dice Gavino Poddighe, guida del sodalizio I Segni delle radici –. La nostra associazione per esempio, e io in particolare da oltre 30 anni, abbiamo sempre operato per l’incremento del turismo culturale quando nessuno ci credeva. Quando si è preso coscienza che questo segmento turistico poteva creare ricchezza sono nate nuove realtà, ma troppo spesso, i tempi e il gravoso carico burocratico per un progetto di poche migliaia di euro, costringono a muoversi autonomamente rinunciando a qualsiasi supporto economico». L’ultimo esempio sono i Viaggi letterari di quest’anno, «L’inchiostro e il respiro»: otto serate gratuite per svelare l’anima profonda della città. «Abbiamo registrato la partecipazione di tanti turisti di tutt’Italia che si porteranno dietro un prezioso ricordo. Esercitiamo il diritto di creare poesia nella città più poetica dell’isola, tutto il resto è burocrazia», commenta Poddighe.

Non mancano anche da parte di Bocheteatro le iniziative per contrastare l’assenza sostanziale di finanziamenti: «C’è un disarmo economico a 360 gradi – commenta l’attore Giovanni Carroni – naturalmente quello più pericoloso è l’abbandono dell’impegno nel campo culturale. Anche noi abbiamo lanciato la Campagna “Teatro abitato”, per raccogliere fondi per far funzionare il teatro e mandare avanti tutte le attività, specie quelle rivolte ai bambini e ragazzi. Si vuole coinvolgere l’intera comunità in questo progetto dove ognuno può contribuire concretamente alle attività e in particolare all’acquisto di alcuni arredi, materiali e strumenti per la realizzazione di progetti, così da consentire la pianificazione di una programmazione culturale continuativa. Da poco si è svolto il Festival Patapum!, che ha visto la partecipazione ai laboratori di circa 200 bambini e dei loro genitori: le famiglie non vogliono arrendersi al disarmo culturale e sociale. Noi ci siamo, chiediamo alle istituzioni di difendere questa resistenza comune contro l’ignoranza imperante, o sarà una catastrofe».

Organizzare uno spettacolo auto prodotto significa occuparsi di tutto secondo la “regina del musical” Tiziana Coro: «Dalla parte artistica alla parte burocratica che è la parte più difficile, ovvero le tasse, spese di teatro, Siae. Onestamente mi sono sempre buttata a capofitto nei miei progetti senza pensare troppo alle conseguenze e grazie all’aiuto di tante persone sono riuscita a portarli a termine sia pure con con mille difficoltà. Ciò che ho realizzato l’ho fatto esclusivamente per pura passione e amore per la musica e il teatro, non per soldi. Se riusciamo a sostenere le spese, è solo grazie all’aiuto di piccoli sponsor e soprattutto del pubblico che viene a guardare i nostri spettacoli».

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