La Nuova Sardegna

Nuoro

Strada del Cannonau, vendemmia difficile ma i risultati ci sono

di Paolo Merlini
Strada del Cannonau, vendemmia difficile ma i risultati ci sono

Parla Lino Fancello, presidente dell’associazione territoriale «Annata a rischio, però cresce l’interesse per il nostro vino»

18 settembre 2018
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NUORO. Che annata si prospetta per il vino che verrà fuori dalla vendemmia appena cominciata? Le condizioni climatiche estremamente mutevoli, a partire dai violenti temporali che hanno caratterizzato tutta l’estate, influiranno sulla qualità del vino e se sì in che misura? Abbiamo girato queste domande moto diffuse tra gli appassionati a Lino Fancello, presidente della Strada del vino Cannonau, l’associazione che unisce produttori non solo di vino, ma anche di specialità gastronomiche del territorio più in generale, insieme con albergatori e professionisti dell’ospitalità. Non manca l’offerta culturale: non a caso la Strada ha la sua sede operativa nell’edificio che ospita il Museo Man, con il quale ha uno stretto rapporto in occasione di ogni evento artistico. «Siamo appena agli inizi della vendemmia – dice Fancello – quindi è ancora presto per tracciare bilanci. Assistiamo comunque a una situazione molto variegata. Mi riferisco al territorio che ci riguarda e che come Strada abbraccia la Barbagia, la Baronia, il Mandrolisai e l’Ogliastra. Una situazione a macchia di leopardo, direi, dove esistono delle isole felici in cui troviamo quantità e qualità, e altre dove a seguito del maltempo, che ha fatto la sua comparsa già nella tarda primavera o all’inizio dell’estate, si sono manifestati attacchi fungini, a partire dalla peronospera, che hanno creato gravi problemi. Durante l’estate vera e propria, l’eccesso di precipitazioni in qualche caso ha dato il colpo di grazia. Dalle notizie che abbiamo nel nostro territorio di competenza non ci sono casi gravissimi, ma la situazione non è certo ottimale».

Fare i conti con i mutamenti climatici dunque è diventata una costante della professione di viticoltore?

«Per certi versi lo è sempre stata, ma penso si possa affermare che la situazione è cambiata in peggio. Tenga presente che venivamo dalla situazione difficile dello scorso anno, dovuta a una gelata primaverile e alla siccità poi. Per dire, la cantina di Dorgali, che conosco bene, ebbe un calo di produzione del 40 per cento. Quest’anno, per restare a Dorgali, che con Jerzu è l’area dove si produce più Cannonau, la situazione è migliorata, anche se non è tornata alla normalità degli anni precedenti».

Dal bicchiere mezzo vuoto passiamo a quello mezzo pieno. C’è qualche notizia positiva?

«Sì, per fortuna. In compenso ci sono dati molto positivi sulle vendite del Cannonau, riconoscimenti nazionali e internazionali. Quando partecipano a concorsi oltre Tirreno le nostre cantine ottengono ovunque riconoscimenti. Gli sforzi per raggiungere una maggiore qualità insomma hanno avuto effetto e stanno dando i loro frutti».

Fuori dall’isola il Cannonau è un prodotto di nicchia?

«Potenzialmente lo è ogni buon vino prodotto in Sardegna. Lo scorso anno abbiamo prodotto 360mila ettolitri a fronte dei 45 milioni nazionali. Un terzo del vino isolano è Cannonau, che è prodotto nel nostro territorio per il 70% circa».

La Strada del vino Cannonau l’anno prossimo compie dieci anni. Cosa può dire di questa esperienza?

«Dico che è una scommessa vita, una via di sviluppo sulla quale continuare a investire. L’obiettivo era fondamentalmente promuovere il territorio attraverso la sua offerta enogastronomica. Penso si sia presa la direzione giusta: in particolare negli ultimi anni tanti turisti lasciano le spiagge per immergersi nelle realtà legata alle nostre vigne e al Cannonau. Si può fare ancora molto, con l’aiuto delle istituzioni, ma credo che il vino possa diventare l’apripista di una nuova concezione del turismo, anche e soprattutto nella Sardegna centrale».

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